23 marzo 1944. Mary Emma Thames e Betty June Binnicker, due bambine di 8 e 11 anni, bianche, vengono ritrovate morte nella cittadina di Alcolu, in Carolina del Sud. Le giovani, intente a raccogliere fiori, sarebbero state uccise da violenti colpi sulla testa perpetuati attraverso una sbarra di ferro. L’assassino viene individuato dalla polizia in un ragazzo di colore: George Stinney Jr, 14 anni, apparentemente l’ultima persona ad aver visto le vittime ancora vive.
Un’America dominata dalle leggi Jim Crow. Una giuria composta da soli uomini bianchi. Un processo sommario durato appena due ore. La giuria deliberò per dieci lunghissimi minuti prima di decretare la pena che lo avrebbe reso il più giovane condannato a morte del XX secolo. Il movente? Ambiva a fare sesso con Betty. Lo stereotipo del negro lussurioso non risparmiò neanche un quattordicenne.
“La polizia stava cercando qualcuno da incolpare, hanno usato mio fratello come capro espiatorio” afferma Amie Ruffner, la sorella di Stinney. Quest’ultimo ha trovato la morte, ottantaquattro giorni dopo quella delle due bambine, sulla sedia elettrica. Si dice che sia stato messo a sedere su dei libri per far in modo che la sua testa raggiungesse il copricapo di metallo.
Il suo caso viene riaperto nel 2004 da uno storico nato nella stessa cittadina di Alcolu, mentre nel 2013 viene ufficialmente chiesta la riapertura dell’inchiesta, che si conclude nel gennaio successivo con il riconoscimento dell’innocenza. È stata affermata dal giudice Carmen Mullen l’incostituzionalità del processo subito da George Stinney Jr e uno psichiatra forense infantile ha confermato la tesi sostenuta dalla famiglia, secondo la quale la confessione sarebbe da imputare alla coercizione subita, e, quindi, da ritenersi inconsistente. Nuovi dettagli sono emersi durante il processo, tra cui un alibi che, forse, se fosse stata ascoltata settant’anni fa avrebbe portato questa storia ad un esito differente. Stando alla versione dei fatti riportata dalla sorella, nel momento del delitto, lei e Stinney stavano controllando le mucche di proprietà della loro famiglia che brucavano nel prato. Le due bambine si sarebbero avvicinate in bicicletta per chiedere informazioni e poi, non avendole ottenute, avrebbero continuato sulla loro strada. Da quel momento in poi nessuno le ha più viste.
Dopo l’esecuzione di Stinney, la famiglia ha abbandonato la propria casa, terrorizzata dalla possibilità che la stessa sorte potesse capitare a chiunque altro di loro. Ora però ha trovato finalmente la sua rivalsa, che però non ripaga il valore di una vita perduta.
Adesso una sentenza di morte necessita di anni, se non di decenni, per essere applicata; nel 1944, invece, ottantaquattro giorni furono sufficienti a decretare il destino di un ragazzo. Come sentenzia il Washington Post, “ci vollero dieci minuti per condannare il quattordicenne George Stinney Jr. Ci vollero settant’anni per scagionarlo”.