Officina Magazine
Magazine online d'attualità e opinioni

Cancel culture e rimorsi di una Nazione

Un passato ingombrante

Libertà

È una delle parole che dona positività in tutti i sensi, ed è mio intento cercare di capire cosa sia la libertà di parola al giorno d’oggi.

La libertà di parola è un concetto basilare nelle democrazie liberali, non è però un diritto illimitato perché i governatori spesso inventano le scuse più strampalate per limitare tale interesse insinuando di limitare varie forme d’espressione, come l’incitamento all’odio oppure alla violenza, per una giustizia non ben chiara e definita, senza un vero obiettivo.

Vi sono continue violazioni dei diritti umani che attraversano il mondo dall’America latina all’Afghanistan, fino ai limiti imposti alla libertà di stampa, nel nostro Paese.

Diritti umani e interessi economici e geopolitici non vanno d’accordo. Così l’Unione Europea, insieme alle grandi potenze, dagli Stati Uniti alla Russia, fanno affari sulle spalle dei più deboli: chiudono gli occhi rispetto ai soprusi che subiscono interi popoli per somme esorbitanti; antepongono il business ai diritti dei migranti, delle comunità LGBTQ+, delle opposizioni politiche, dai comunisti agli islamisti nei vari contesti.

La Germania e la “cancel culture”

È dalla Germania che si inizia a esaminare il fenomeno della “cancel culture” basato sul senso di colpa della Nazione cardine di questo fatto a causa del “peccato originale” fondato sull’odio e sulla discriminazione verso le cosiddette “razze” non ariane.

Oggigiorno, la Germania si vergogna del suo recente passato e cerca di evitare di mettersi in situazioni imbarazzanti che facciano sì che il mondo parli male di lei, che punti il dito citando come esempio la Shoah come se fosse una macchia indelebile e che in fondo non si penta più di tanto di ciò che ha fatto nel Novecento.

Il discorso di Angela Merkel

La Nazione tedesca si rammarica degli efferati delitti e torture compiuti durante il nazismo. La cancelliera tedesca Angela Merkel in occasione del 70esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz nel 2015 ha detto  “Non dobbiamo dimenticare che le milioni di vittime sono una nostra colpa perché sono stati i tedeschi a essersi resi colpevoli di tanto dolore”.

Ha poi aggiunto “Abbiamo la responsabilità di comunicare quanto noto su quelle atrocità e di tenere viva la memoria. […] È una vergogna che alcune persone in Germania subiscano ancora offese e siano attaccate solo perché di religione ebraica”. E ancora, la Nazione tedesca non tollera le “Parole d’odio contro coloro che sono venuti a cercare protezione da noi”, cioè i richiedenti asilo.

Un riflessione molto importante

Dobbiamo avere il coraggio di parlare e discutere. Negare il passato non aiuta: dagli errori si impara e non si devono giudicare gli altri per i loro sbagli, ma da come provano a rimediare a essi.