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«Colta» e «Forte», la sorella di un genio

Non è facile essere donna a casa Leopardi. La storia di Paolina.

Mi sembrava doveroso, dopo aver dedicato l’anno passato una mia riflessione all’altra importantissima donna di casa Leopardi, Adelaide, concentrare l’attenzione su Paolina, sorella e confidente di Giacomo, ma soprattutto donna straordinaria e letterata ancora poco conosciuta.

 

Famiglia e studi

Paolina fu la terzogenita e unica femmina nata da Monaldo e Adelaide. Nacque nel 1800, dopo Giacomo (1798) e Carlo (1799). Da bambina i fratelli le affibbiarono il soprannome di “don Paolo”, poiché nei giochi impersonava sempre il ruolo del parroco, essendo vestita di nero e con i capelli corti. Nella biblioteca del palazzo avito, sotto lo sguardo vigile (anche troppo) di Monaldo e di don Sebastiano Sanchini, Paolina intraprende gli studi con i fratelli, il suo tavolino è l’ultimo in fondo alla stanza.

Contrariamente alle sue pari – i Leopardi, non dimentichiamolo, sono nobili di alto livello – Paolina non si dedica praticamente mai alle attività “femminili” come il cucito o il ricamo, ma principalmente agli studi, fatto insolito anche per una nobildonna. Monaldo, la cui libreria comprende anche i libri proibiti, ottiene dall’autorità pontificia di farli leggere e consultare anche alla figlia. Paolina si appassiona particolarmente alla lingua e letteratura francese, arrivando a padroneggiare perfettamente la lingua dei philosophes.

 

I tentativi matrimoniali

Il rigorosissimo regime che vigeva in casa Leopardi è noto. Il “piano di famiglia” elaborato da Monaldo e portato avanti con l’aiuto di Adelaide non ammetteva deroghe: Paolina era destinata a sposarsi e a uscire di casa.

La famiglia però avrà sempre difficoltà a racimolare una dote che possa accontentare i vari pretendenti, senza contare che la poca avvenenza della ragazza non facilitò sempre le trattative, che spesso trovavano anche l’opposizione di Monaldo, il quale non aveva molto piacere che la figlia prendesse marito. Delle varie proposte matrimoniali Paolina parla spesso nella sua corrispondenza, ma asserisce di essere stata innamorata solo di un tale Ranieri Roccetti, partito avvenente e con fama di libertino, che ruppe le trattative con la famiglia Leopardi preferendo una giovane bella e ricca vedova. Con i pretendenti passarono anche gli anni e Paolina non riuscì mai a sposarsi e a realizzare così il sogno di uscire dalla gabbia dorata di Recanati.

 

Attività letteraria

Di Paolina possediamo un nutrito numero di lettere (431), recentemente pubblicate (2019) per i 150 anni dalla morte. Le sue amiche di penna più care erano le sorelle Brighenti, figlie di un amico di Giacomo. Con loro Paolina si abbandona a sfoghi dolorosi lamentando la propria infelice condizione di reclusa e la scarsità di affetti. Da questa corposa fonte apprendiamo anche che la contessina collaborò attivamente con il padre che aveva fondato un periodico di attualità e cultura, “La Voce della Ragione”, dedicandosi soprattutto alle traduzioni dal francese. Quando il giornale cessò la tiratura, Paolina ottenne collaborazioni con altre riviste.

Scrisse inoltre una memoria familiare “Monaldo Leopardi e i suoi figli”, tradusse la “Vita di Mozart” in italiano e il “Viaggio notturno intorno alla mia camera” di Xavier de Maistre e una relazione sull’epidemia di colera che colpì gran parte dell’Italia nel 1859. Di Paolina restano molte altre opere per lo più inedite.

Dopo Giacomo, tra tutti i fratelli Leopardi Paolina, oltre a essere fidata copista del fratello e infaticabile lettrice, è colei che scrive, traduce e pubblica di più, “seppur con le limitazioni culturali e psicologiche di essere donna, di essere sorella di un genio, di vivere in un ambiente retrivo e periferico, in obbedienza alle regole imposte dalla famiglia, in particolare da Monaldo. E qui nasce irrimediabilmente il confronto tra i due: se Giacomo se ne va e segue il suo destino di scrittore e di poeta, la “sorella” resta, cercando di andare oltre e di aggirare i limiti che le vengono imposti; si ritaglia pertanto un suo personale spazio di studio e di attività intellettuale, dedicandosi al “mestiere” di letterata, oltre a sostenere quasi da sola la rivista fondata dal padre” (E. Benucci).

 

Gli ultimi anni

Monaldo muore nel 1847 e finalmente Paolina non deve più usare alcun sotterfugio per nascondere la propria corrispondenza. Ma è con la morte della madre, dieci anni dopo, che Paolina entra in una nuova condizione di vita fino ad allora impensabile: è libera. A 57 anni, con l’entusiasmo e la civetteria di una ragazzina di 20, rimoderna il suo guardaroba fino ad allora rigorosamente composto di panni neri, acquista mobili nuovi per il suo appartamento, fa restaurare alcune sale del palazzo che apre ad amici e conoscenti e arricchisce la biblioteca paterna della quale è ormai l’unica custode.

Con la libertà arrivano i viaggi: Firenze, Castrocaro, Ancona, Macerata, Bologna. Nel 1867 si reca a Napoli sulla tomba di Giacomo e della sua visita parlano tutti i giornali della città partenopea. Il soggiorno più caro sarà per lei Pisa dove Giacomo aveva passato i momenti più felici della sua vita. Sarà qui che Paolina si spegnerà il 13 marzo 1869.

 

Letture consigliate:

Leopardi, Lettere (1822-1869), a cura di E. Benucci, 2019.

Benucci, Vita e letteratura di Paolina Leopardi, 2020.