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Come nascere principesse e non crescere guerriere

Le favole della buonanotte, buonanotte all'equità

Le fiabe

Le neonate femmine sono le principesse dei loro papà: d’altro canto, volenti o nolenti, sono affette dal complesso di Elettra. Tuttavia, la gelosia e la competizione che le bimbe inconsciamente nutrono nei confronti delle madri per il rapporto che le lega al genitore di sesso opposto non svaniscono durante la crescita individuale delle bambine, ma, seppur non nei confronti della madre, rimangono proprie delle giovinette che si dilettano con la lettura delle fiabe tradizionali.

Tutte le fanciulle vorrebbero essere al posto delle protagoniste descritte e disegnate nei loro libri: le giovani accettano anche di leggere il nome della principessa in questione. Tuttavia, che sul libro ci sia il nome e il viso di  Biancaneve, Ariel, Cenerentola, Bella, Elsa o Rapunzel, poco importa, perché nella loro immaginazione ci sono solo loro stesse vestite con abiti pomposi e luccicanti.

Se non è il libro delle fiabe che abbiamo letto tutte da bambine, è la storia della principessa diventata film o cartone animato. È la trama che ci viene ricordata dall’arredamento della cameretta, dall’astuccio e dai quaderni che portiamo a scuola e dalla stampa delle magliette. Non può sfuggirci dalla memoria: in breve, una sposa bambina che da povera e sfigata diventa ricca e moglie di un principe.

 

I romanzi rosa 

A un certo punto arriva però l’adolescenza: di principesse vestite di rosa, composte ed educate ne abbiamo fin sopra i capelli. Non andiamo d’accordo con i nostri genitori e avere l’armadio pieno zeppo di vestiti da bomboniera non è più il desiderio che esprimiamo mentre spegniamo le candeline sulla torta del quindicesimo compleanno. 

Entrano così in gioco i romanzi rosa, o romance dall’inglese.

Che cosa sono? Le fiabe evolute. Non c’è più una sposa bambina, si aggiunge un po’ di sesso, qualche dipendenza da droga, alcol o fumo. Resta però intatta la struttura formale della fiaba: eroina protagonista, cavaliere, antagonista femminile. Insomma, via libera ai ruoli fissi dei personaggi, ammesso solo il lieto fine.

 

E quindi?

“Che c’è di male?” vi chiederete. Nulla. Nulla se vogliamo educare le future donne alla cultura patriarcale, a fare la guerra alle altre donne per non riuscire mai a costituire un gruppo unito capace di contrastare la matrice che le discrimina.

Implicitamente decretiamo definitivamente che loro, le bambine, le ragazze e poi le donne, da sole non ce la possono fare: hanno bisogno dell’uomo amato che le salvi dalle sventure della vita. Implicitamente non ammettiamo il fallimento perché solo il lieto fine è descritto. Implicitamente parliamo solo di donne bianche e uomini bianchi etero cis. Implicitamente? Beh, non proprio: lo facciamo nero su bianco.

 

Ma le fiabe e i romance non si evolvono con la società?

Beverly Jenkins veniva intervistata nel 2019 dal Guardian e diceva che dal suo punto di vista il romanzo rosa si stava aprendo, stava diventando meno razzista e discriminatorio nei confronti del diverso. Seppur ben consapevoli dell’esperienza dell’autrice, non possiamo avallare la sua tesi. 

Torniamo al 2021 e alla risonanza internazionale di un intervento, diventato scandalo, in una radio locale americana sul consenso che affermava come nelle fiabe, ad esempio quella Disney di Biancaneve, esso fosse un tema completamente assente. Sono stati pubblicati una miriade di articoli anche sui quotidiani italiani più di rilievo intitolati “Il bacio rubato”, i quali hanno raccontato dello scandalo romanzandolo – d’altra parte si tratta del signor Disney, no? – e chiamando in causa gli alfieri del politically correct.

Peccato che nello stesso articolo si presentino molte delle accuse al cantastorie, prima fra tutte quella  derivante dal cartone animato de “I tre porcellini” dove il lupo cattivo portava una maschera da mercante ebraico.  Che siano alfieri del politically correct o antirazzisti, semiti, anti suprematisti bianchi e antisessisti?

Nel 2022 invece l’attrice afroamericana, con la pelle non come scrive D’Avenia, Halle Bailey, che  interpreta la sirenetta nel nuovo film Disney presentato al D23 Expo ha fatto scandalo. Un po’ come la regina Carlotta di Bridgerton di Netflix, Golda Rosheuvel.

“La melatonina sul fondale marino non serve”, “Scelta di marketing: tutti sappiamo che uscirà il nuovo film di La Sirenetta”: queste le opinioni che spopolano sui giornali. Quindi è chiaro che siamo davvero lontani da un’apertura delle fiabe e del genere romance.

 

Ma alla fine, perché cercare questa fantomatica apertura?

Effettivamente i soldi sono quelli che contano e se per vendere dobbiamo raccontare storielle utopiche ambientate in contesti affini a quello reale va bene continuare a scrivere libri come “After” il cui film ha ottenuto un totale mondiale di incassi pari a 67.2 milioni di dollari. 

Poi però non stupiamoci se servono le quote rosa per far arrivare le donne al vertice e nei piani di qualcuno che vorrebbe anche toglierle.

Nasciamo per fare le principesse, cresciamo per superare gli ostacoli della vita, far figli con il ragazzo dai mille problemi e poi ci ritroviamo donne “anta” senza esperienza che nessuna Elisabetta Franchi assumerebbe mai.