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Covid-19 e cercatori d’oro: la popolazione Yanomami a rischio

Il legame letale tra epidemia e siti minerari illegali in Brasile

Durante la pandemia da Coronavirus gli indigeni Yanomami hanno lanciato una campagna mondiale per espellere i cercatori d’oro dalle proprie terre. La presenza di questi ultimi ha favorito il diffondersi del Covid-19 tra la popolazione indigena, fino a provocare diverse morti. Migliaia di indigeni sono sottoposti al rischio di contagio, soprattutto quelli che risiedono nelle zone di estrazione mineraria illegale nell’Amazzonia brasiliana. I cercatori d’oro infatti lavorano vicino a diverse comunità Yanomami presenti sul territorio e rischiano di portare il virus nelle terre incontaminate. Per questo motivo diverse associazioni indigene e organizzazioni di sostegno a livello mondiale hanno lanciato la campagna #ForaGarimpoForaCovid (fuori i minatori, fuori il Covid), chiedendo il sostegno non solo del popolo brasiliano, ma del mondo intero.

CHI SONO GLI YANOMAMI

Gli Yanomami sono una delle tribù più numerose del Sud America. Abitano nelle foreste pluviali al confine tra Brasile settentrionale e Venezuela meridionale e vivono in relativo isolamento. In Brasile il territorio Yanomami ha un’estensione di oltre 9,6 milioni di ettari (il doppio della Svizzera) e insieme all’area venezuelana costituisce il territorio forestale indigeno più vasto del mondo. Le comunità vivono nello Yano, una sorta di grande casa comune e i suoi abitanti vivono di caccia, pesca e agricoltura. La dimensione spirituale è fondamentale per i membri della comunità, ogni creatura, roccia, albero e montagna è dotata di uno spirito. Gli Yanomami credono nell’uguaglianza, tanto che ogni comunità è indipendente dalle altre e priva della figura di un capo supremo.

LA CORSA ALL’ORO

Già a partire dagli anni ’80 più di 50’000 cercatori d’oro brasiliani invasero le terre indigene, provocando grandi sofferenze alla popolazione e la morte di moltissimi nativi. Nonostante l’impegno a livello internazionale per la liberazione della loro terra, gli Yanomami non hanno ottenuto dal governo né adeguati diritti territoriali né altre garanzie. Ancora oggi migliaia di minatori lavorano illegalmente in queste terre, trasmettendo malattie sconosciute ed estremamente pericolose, come la malaria e il morbillo. Inoltre, l’attività mineraria comporta l’inquinamento del suolo, dei corsi d’acqua e la registrazione di alti tassi di mercurio presenti negli abitanti della foresta. Il peggioramento della salute degli Yanomami e l’assenza di un’assistenza medica d’emergenza sul territorio potrebbe portare all’estinzione di un intero popolo.

QUESTIONE DI VITA O DI MORTE 

A questo desolante quadro va aggiunto il diffondersi in questi mesi del Covid-19, che in Brasile ha causato migliaia di vittime. Sembra infatti che i cercatori d’oro stiano sfruttando il caos provocato dalla pandemia per incentivare il più possibile l’attività di estrazione. Questa sicurezza deriva dal favore da parte del presidente Bolsonaro, da sempre bendisposto verso l’invasione dei territori indigeni. E’ stato lo stesso presidente a promuovere un progetto di legge che se approvato consentirà l’attività mineraria su larga scala nelle foreste brasiliane. L’impatto sulle tribù locali potrebbe essere devastante e cagionerebbe la distruzione di un intero patrimonio storico e culturale. Una legge capace di prevedere la svendita di terre, il taglio del legno su larga scala, massicce attività estrattive, allevamento intensivo e agricoltura porterebbe alla distruzione di gigantesche aree della foresta amazzonica.

“Stiamo lavorando senza sosta per monitorare e fermare il diffondersi dell’epidemia” dichiara Dario Yanomami, membro dell’associazione indigena Hutukara. “Combatteremo e resisteremo, ma per farlo dobbiamo chiedere al governo brasiliano di espellere i cercatori d’oro dal nostro territorio.”

Con questo intento è nata la campagna #ForaGarimpoForaCovid, perché la sopravvivenza di un intero popolo dipende dalla liberazione delle foreste. Se le istituzioni non interverranno immediatamente assisteremo a un vero e proprio genocidio. Eliminare le popolazioni native equivale a voltare le spalle alla propria memoria storica e a quella dell’umanità intera.