Si sono riuniti in Piazza del Duomo sabato 31 maggio – e ora rischiano la denuncia per assembramento –, hanno poi sfilato a Roma e riempito numerose piazze il 2 giugno. I Gilet Arancioni fanno sul serio e sono oggi sulla bocca di tutti.
La versione italiana dei Gilets Jaunes francesi è solo l’ultimo prodotto di una lunga serie di movimenti al limite del ridicolo o mostra il lato più oscuro dell’Italia post-pandemia di Covid-19?
ANTONIO PAPPALARDO
Per capire chi sono i Gilet Arancioni occorre partire dal loro leader, la mente e il cuore del movimento.

Antonio Pappalardo è nato nel 1946 a Palermo ed è un ex generale dell’Arma dei Carabinieri con una laurea in giurisprudenza. È stato sindacalista prima, politico e attivista poi.
Dopo una parentesi come deputato con il Partito Socialdemocratico, ha partecipato attivamente alla “rivolta dei tir” del 2012 e si è avvicinato al movimento dei Forconi. Ha poi fondato nel 2016 il Movimento Liberazione Italia e nel 2019 ha dato vita ai Gilet Arancioni. Con questi si è candidato alle ultime elezioni regionali umbre, raccogliendo 587 voti.
Lo scorso 11 settembre ha organizzato una protesta in Piazza Montecitorio a Roma per chiedere a Mattarella di sciogliere l’attuale governo, da lui ritenuto «abusivo», e per notificargli un ordine di arresto in nome del popolo italiano.
Dopo la manifestazione di Milano è diventato una celebrità e confessa a un giornalista alcune curiosità su se stesso: «… io sono uno dei più grandi musicisti del mondo. Le mie opere sono state eseguite in luoghi dove avevano accettato solo Mozart e Beethoven. In Vaticano sono considerato un genio illuminato da Dio. Anzi: le anticipo che la segreteria del Presidente Trump mi ha chiesto di comporre qualcosa in suo onore…».
COSA VOGLIONO I GILET ARANCIONI
A prima vista si presentano come il classico movimento popolare, capace di veicolare la rabbia e la sfiducia nei confronti di governo e istituzioni. Si propongono come alternativa antipartitica e antisistema e sono fermamente convinti che sia giunto il tempo che il potere torni nelle mani del popolo sovrano.
Le manifestazioni degli ultimi giorni hanno coniugato questo risentimento sociale nei confronti dell’establishment al rancore e alle frustrazioni figlie della pandemia di Covid-19 e delle conseguenze socio-economiche del lockdown.
Pappalardo e i suoi hanno sì fatto alcune richieste politiche: la fine al Governo Conte, l’elezione di un’Assemblea costituente per elaborare una nuova legge elettorale, la coniazione della Lira italica. Hanno però arringato la piazza anche – e soprattutto – con idee deliranti e teorie complottiste sul coronavirus. Insomma, sono riusciti a sfruttare l’argomento principale di questi mesi per far sentire la propria voce.

Da questa breve intervista rilasciata al “Corriere della Sera” ci si può fare un’idea delle posizioni del leader dei Gilet Arancioni.
Riguardo al Covid-19: «… non esiste. È un’invenzione. Un bluff organizzato. Vogliono terrorizzarci, chiuderci in casa e instaurare un nuovo ordine mondiale».
Riguardo ai vaccini: «Fanno male. Sono pieni di veleni. Contro questo Coronavirus molto meglio un bell’antibiotico, un bell’antinfiammatorio».
Sulla Lira italica: «Dobbiamo cominciare a stamparci una nuova moneta. Pensi che pure Draghi mi ha detto che è d’accordo».
Infine, Pappalardo ha affermato che le mascherine causano ipercapnia e che il coronavirus è poco più che un’influenza curabile facendo yoga, come dimostrato da un suo amico.
LA TEMPESTA PERFETTA
Pappalardo è riuscito a dare vita alla tempesta perfetta. I Gilet Arancioni soddisfano i prerequisiti minimi per iscriversi all’albo dei movimenti populistici: un’ideologia semplice, un linguaggio dicotomico tra massa ed élite, una certa tendenza a demonizzare l’avversario e a trovare un capro espiatorio, una buona dose di complottismo.
Fino a qui nulla di nuovo: le piazze che riuniscono analfabeti funzionali, sostenitori della medicina alternativa, complottisti, ma anche cittadini disillusi e neofascisti non sono un’invenzione dei Gilet Arancioni.
E poco importa delle beffe e dell’ironia di cui sono stati bersaglio o del pericolo cui possono esporre le persone con il loro negazionismo e le loro teorie alternative.

La questione che si deve mettere a fuoco è un’altra e riguarda la grande presa che Pappalardo ha avuto sui cittadini. I Gilet Arancioni hanno catalizzato la rabbia di chi ha perso il lavoro, hanno portato in piazza chi è stufo della politica classica, hanno radunato i nostalgici della Lira e alcuni confusi sostenitori della democrazia diretta. E ci sono riusciti, unendosi contro un nemico comune – anzi, due: il Governo e il coronavirus. Ritengono che la pandemia di coronavirus sia un’enorme montatura, sono dell’idea che Bill Gates abbia deliberatamente favorito la pandemia e che il Covid si diffonda con il 5G.
I Gilet Arancioni sono il lato oscuro dell’Italia, quello del non “andrà tutto bene” e che ha accusato con più violenza il colpo del lockdown. E sono l’istantanea più cruda del nostro Paese alle prese con la Fase 3 della pandemia.
Grazie a Pappalardo e ai suoi Gilet, molta gente ha preso finalmente il coraggio di dire in piazza, davanti a centinaia di persone, ciò che prima scriveva solo su Facebook.
Una reale conquista per la democrazia? Ai posteri l’ardua sentenza…