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Giuliano. L’imperatore apostata

Uno dei più discussi imperatori romani, raccontato dal romanzo di Louis de Wohl

Al monastero di Macellum, nei pressi di Nicomedia (a nord-ovest dell’Anatolia), il giovane monaco Giuliano conduce una pia e ritirata esistenza assieme ai confratelli, sotto il saggio sguardo dell’anziano abate Tommaso. Un oscuro personaggio qualificatosi come un eunuco imperiale di nome Mardonio visita il monastero e sembra interessarsi al ragazzo. Dopo una serie di colloqui Mardonio riesce a far emergere che la straordinaria intelligenza di Giuliano è sprecata in quell’inutile seppur volontaria prigionia. La vita del giovane monaco cambia allora improvvisamente: Mardonio gli rivela le sue origini nobili, la sanguinosa faida che si aprì alla morte di Costantino (nella quale vennero uccisi il padre, un fratello, lo zio e i cugini) e lo convince a seguirlo per iniziare un cammino che dovrà portarlo ad impadronirsi di quello che legittimamente gli spetta.

Giuliano arriva alla corte imperiale, dove la poco intelligente maestà imperiale di Costanzo governa “assistita” da Eusebio, il potentissimo eunuco di corte. Qui ritrova il fratello Gallo, ma anche un ambiente pieno di invidie e di loschi intrighi. Mardonio lo allontana mandandolo a studiare ad Atene, dove conosce una celebrità del tempo, il retore Libanio, e si interessa alla filosofia e alla religione. È in questo contesto che si distacca sempre più dalla fede e arriva ad abbracciare una nuova religiosità, una scelta che dall’ascesa al trono in poi lo condurrà verso un destino doloroso.

Contesto storico

Dopo la morte di Costantino, uno degli imperatori più misteriosi per gli storici, la lotta alla successione si era fatta feroce e la dinastia ne era uscita con moltissimi lutti. Giuliano riesce a farsi strada fino al trono, ma sa di voler dare una virata di bordo alla direzione che lo stato sta prendendo a causa dei seguaci di Cristo. Anzitutto la religione cristiana è presentata come pericolosa e fallimentare per l’impero perché fondata sulla debolezza del perdono, dell’amore fraterno e tutta protesa ad un’altra realtà.

In molti si chiedono nel romanzo se l’errore della dinastia costantiniana non sia stato rendere il cristianesimo religione di stato e proibire ogni altro culto. Lo scorcio del problema dell’intolleranza religiosa emerge con chiarezza… in una taverna, dove Giuliano osserva sgomento una rissa che si scatena tra i sostenitori delle varie “correnti” (ariani, cattolici, sabelliani, etc.) che in quel momento lacerano il cristianesimo. Il celebre vescovo Atanasio di Alessandria, infuocato campione della resistenza cattolica contro l’arianesimo, corrente favorita dalla corte di Costanzo, compare nella narrazione e si intreccia con le vicende della famiglia imperiale, ma senza mai incontrare direttamente Giuliano. Implicitamente il narratore ritiene che a un loro incontro sarebbe seguita la conversione di Giuliano.

Un sogno

Che restaurare la religione tradizionale sia ormai una chimera, Giuliano se ne accorge solamente alla fine del romanzo, quando la sua strada e quella di Mardonio si divideranno irreversibilmente. La dottrina di Cristo, il “figlio del falegname di Nazareth”, come egli ironicamente lo chiama, ha ormai raggiunto ogni angolo della terra e i templi che non sono stati riconvertiti in chiese giacciono in rovina. Non si può cambiare dall’alto una situazione che l’autorità si era vista costretta a sancire già da tempo.

Il personaggio: anticristiano o solo filopagano?

Una personalità complessa quella di Giuliano, alla quale la propaganda cristiana non ha certo giovato se la tradizione ce lo tramanda con l’epiteto di “apostata”, cioè di “colui che rigetta la fede”, ma chi fu veramente questo imperatore? Anticristiano vero e proprio non lo si potrebbe definire, dal momento che non promulgò mai un editto persecutorio verso il cristianesimo, ma solo una serie di provvedimenti atti a escludere i cristiani dall’amministrazione statale (celebre è la legge che proibì ai maestri cristiani l’insegnamento nelle scuole pubbliche) e ad emarginarli. Oggi la chiameremmo una politica discriminatoria.

Come la storia ha dimostrato, era ormai una battaglia contro i mulini a vento. Nel romanzo tuttavia non si può non ammirare la figura del giovane filosofo e il suo rimpianto per aver dovuto abbandonare gli studi, per i quali si sente più incline, in favore di un trono che gli procura rischi e sofferenze. Nonostante la sua età e grazie alla sua intelligenza, Giuliano si rivela un buon amministratore e un condottiero capace, riuscendo a ristabilire l’ordine nell’esercito e la pace nelle Gallie.

L’autore e il romanzo

Louis de Wohl (1903-1961), tedesco di origine ungherese, fuggì nel 1935 dalla Germania nazista per arruolarsi nell’esercito inglese. Fu uno scrittore prolifico e molto apprezzato, tanto che i suoi romanzi sono stati tradotti in 12 lingue. Scrisse molte biografie romanzate, di cui recentemente (2007) anche in Italia è iniziata la pubblicazione. A testimonianza della vasta popolarità di cui godette, soprattutto all’estero, si può citare questo episodio: nel 1950 l’allora pontefice Pio XII gli inviò una lettera chiedendo di scrivere una storia romanzata della Chiesa, richiesta che si concretizzò in uno sei suoi romanzi più celebri, “Fondata sulla pietra. Una storia della Chiesa cattolica”. Da segnalare è anche la sua passione per l’astrologia, di cui si trovano tracce anche in questo romanzo, caratterizzato da un ritmo inarrestabile e da una incalzante tensione “drammatica”.