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Il pericolo del metano nell’Artico spiegato facile

Gli ultimi effetti dello scioglimento dei ghiacci

I ghiacci artici, come quelli antartici, giocano un ruolo fondamentale nella lotta al surriscaldamento globale: respingendo i raggi solari, evitano che essi entrino in contatto con l’acqua aumentandone la temperatura. In questo modo, la regolare formazione dei ghiacci ogni anno ha aiutato a mantenere la temperatura degli oceani stabile, facendo da scudo al pianeta.

Ora l’estensione del ghiaccio artico è diminuita del 40%. Il polo settentrionale è la zona che si sta riscaldando maggiormente a livello globale: la temperatura aumenta il doppio rispetto al resto del mondo. Avendo perso parte della protezione data dalle superfici ghiacciate, le correnti oceaniche si sono scaldate, aumentando la temperatura media del pianeta e togliendo stabilità all’ecosistema globale.

Uno dei risultati dell’instabilità creatasi dallo scioglimento dei ghiacci è venuto fuori pochi giorni fa: enormi quantità di metano e altri gas idrati sono state trovate vicino alla costa orientale della Siberia, nel mare di Laptev.

Questi gas sono stati rilasciati da un enorme deposito di metano – definito il gigante addormentato nella lotta alla crisi climatica – un tempo congelato nell’Oceano Artico. Il suo fondale infatti, solitamente sempre ghiacciato, è pieno di sedimenti di questo tipo.

L’equipe scientifica internazionale accorsa sul luogo, a bordo della nave R/V Akademik Keldysh, ha notato che la quantità di metano contenuta in quel tratto di oceano è tra le quattro e le otto volte maggiore rispetto alla normalità. Ritengono che i gas siano stati liberati grazie all’ingresso nella regione artica di calde correnti atlantiche, che hanno portato allo scioglimento del permafrost marino. Hanno tenuto a precisare, però, che le misurazioni effettuate erano preliminari, e che potranno essere più precisi al ritorno. Per ora hanno osservato le bolle di metano createsi in superficie dissolversi nell’acqua, e hanno rilevato la presenza del gas fino a una profondità di 350 metri.

L’impatto che questi depositi potrebbero avere sulla crisi climatica è enorme. Il metano ha un effetto riscaldante ottanta volte superiore all’anidride carbonica, in un lasso di vent’anni. Fino ad adesso la presenza anormale di metano nell’atmosfera era prodotta principalmente dagli esseri umani tramite allevamenti intensivi, effluvi dalle discariche ed estrazione di combustibili fossili. Il 18% di tutto l’effetto serra è dato da questo gas.

Il continuo scioglimento dei ghiacci potrà solo peggiorare la situazione. In Siberia quest’anno la temperatura media è salita di cinque gradi e per la prima volta i ghiacci non si sono ancora riformati. Lo scorso anno si sono sciolti in anticipo.

Continuando così è molto probabile che la temperatura oceanica salga ulteriormente, trascinando con sé anche quella globale. Il pianeta perderebbe in poco tempo la maggior parte del suo ghiaccio; il metano sarebbe rilasciato più frequentemente, con effetti irreparabili per l’ambiente.

La crisi climatica rimane ancora la più importante da risolvere, anche se non sembra la più urgente.