Italia: pizza, spaghetti, mandolino. E mafia. La corruzione, si sa, è tasto dolente per il nostro Paese e da tempo è entrata a far parte dei cliché con cui veniamo ricordati in tutto il mondo. Basti pensare a quanto la mafia italiana sia presente sugli schermi rispetto a quella cinese o russa. Lo stereotipo è l’estremizzazione satirica di un fenomeno oppure rispecchia davvero il dilagare dell’elemento a cui si riferisce nella cultura presa in considerazione?
Se esaminiamo con occhio oggettivo la nostra politica non possiamo certo dar torto a chi ci taccia di corruzione. Come spiegare, infatti, la presenza, diretta o in qualità di burattinai, nelle sale di Palazzo Chigi di tutti quei politici coinvolti nei peggiori scandali? Sono gli uomini che ci rappresentano a livello internazionale e onestamente non ci fanno fare una gran figura.
È, tuttavia, il caso di metterli temporaneamente da parte per guardare alla corruzione, consapevole o inconsapevole, della nostra vita di tutti i giorni. Una ricerca Istat, infatti, ha mostrato come una buona parte parte dei cittadini italiani tolleri o addirittura minimizzi comportamenti che vanno contro il senso civico, cioè l’atteggiamento di rispetto degli altri e delle regole all’interno di una comunità. Solo il 53,5% valuta l’evasione fiscale come un fenomeno grave. Un italiano su quattro giudica ammissibile, e inevitabile, farsi raccomandare.
Quante volte si sente dire in giro “a quegli ambienti accedi solo se conosci qualcuno”? È forse giusto che un reato che purtroppo avviene venga dai più tollerato e percepito addirittura come la norma? Cara Italia, forse dovresti guardare un po’ di più alla meritocrazia americana e “a famigghia” lasciarla tra le mura domestiche senza portartela sul posto di lavoro.
In uno Stato in cui copiare a scuola non è ritenuto grave da un terzo della popolazione, adulti compresi, che esempio speriamo di dare ai più piccoli? Nella vita c’è una scappatoia? Che è meglio imbrogliare che prendersi la responsabilità di non aver studiato? Che il giorno prima si può giocare alla play tanto poi ci sono i bigliettini? Non è una questione di gesti plateali. La corruzione può diventare anche connivenza e adeguazione all’errore. Offrire lavoro in nero, parcheggiare in divieto di sosta, non emettere lo scontrino: non sono più il comportamento di quell’uno che va contro le regole, bensì il modus vivendi della maggioranza. E solo perché sono all’ordine del giorno non significa che queste azioni siano giuste.
Trincerarsi dietro il “lo fanno tutti” non rende meno colpevoli, ma solo una carovana in cui chi è dietro segue chi lo precede senza chiedersi dove si stia andando.