In queste settimane si è ufficialmente conclusa l’offensiva curda e statunitense contro la capitale dell’ISIS, Raqqa. Fin dall’inizio del conflitto si sapeva come sarebbe andata a finire: l’esercito USA ha infatti utilizzato un’ingente quantità di uomini ed esplosivi. Tutto ciò ha portato all’uccisione di moltissimi civili (quasi centomila) e alla distruzione di moltissime città in Siria, tra cui Raqqa, Mosul e Falluja.
Il “New York Times”, grazie all’utilizzo di droni aerei e di rover terrestri, ha ricostruito l’inquietante paesaggio nel quale queste città ora si trovano. Si notano macchine rovesciate per impedire l’accesso in determinate vie e blocchi stradali creati con materiali di fortuna
Negli ultimi giorni, tra le file dell’esercito Curdo, girava voce che la sconfitta dello Stato Islamico fosse vicina. A dimostrazione di ciò, proprio giovedì, le ultime resistenze dello “Stato terrorista e criminale” sono state annientate. In tutta la capitale, da quel momento, sventolano con fierezza bandiere gialle con una stella rossa in mezzo, simbolo del popolo curdo.
Nonostante il nulla che si è lasciato dietro la guerra contro l’ISIS, esistono realtà, seppure piccole, in cui si avvia già la ricostruzione. È il caso della città di Kobani, vicino ad Aleppo, dove si stanno ricostruendo strade e palazzi. La UNDP (United Nations Funding Facility for Stabilization), infatti, ha stanziato per il governo iracheno oltre 70 milioni di dollari per ricostruire, nel giro di 18 mesi, quasi 300.000 case. A Kobani, l’80% delle case è completamente distrutto.