Nel cuore pulsante di Torino, in via Rossini, con uno sguardo obliquo al fiume Dora e uno alla Mole Antonelliana, si stagliano le vetrine della Libreria del Golem, dalle quali promana un’atmosfera originale e spiccatamente retrò.
“Tanti libri, molte idee, dei mobili recuperati, due bici e una tazzina di caffè” fanno da padroni e a sostenerlo è Mattia, il giovanissimo proprietario della libreria indipendente, sempre disponibile col lettore, assiduo o di passaggio, e sempre pronto a consigli di lettura insoliti e interessanti.
La curiosità di Officina per la Libreria nasce da un video prodotto dal colosso Google che, con geometrie visive ed espedienti narrativi che rievocano lo stile del cineasta Wes Anderson, racconta la creatività di Mattia per superare le difficoltà del periodo pandemico. Mattia, con l’inseparabile bicicletta, si trasforma in un “Bicycling bookseller”, insomma: un libraio a domicilio.
Abbiamo avuto un confronto proprio con Mattia che, così giovane e così dinamico, ha aperto la libreria pochi anni fa.
Mattia, in una società del consumismo, palpabile anche nelle grandi catene di librerie, aprire una libreria indipendente assume un particolare significato. Mi pare di capire che si tratti di una scelta che riflette un preciso modo di intendere questo luogo, caratterizzato cioè da una valorizzazione del contatto tra libraio e cliente, dall’accurata selezione dei volumi disponibili e da occasioni di incontro culturale. Ti riconosci in queste parole?
Si, sono sostanzialmente d’accordo con queste parole. Aggiungerei anche un discorso legato alla possibilità di esprimere la propria personalità, quindi una forma di lavoro meno standardizzato, più personale e che dia luce a diversi libri, che magari non sono i soliti ma che rimangono un po’ di più nella mente del libraio.
Essere indipendenti non è una questione di valore ma, in qualche modo, porta un valore in più perché genera una certa bibliodiversità.
Nei mesi di pandemia e di lockdown del 2020, come tanti commercianti, hai subito un grave danno economico e forse non si è parlato – e non si parla – abbastanza di questo settore del commercio, che sta anch’esso soffrendo. Tuttavia, hai trovato il modo per far fronte a questa difficoltà. Ti sei proposto come libraio a domicilio in sella alla tua bicicletta e l’idea ha riscosso, sin da subito, enorme successo.
Si, fondamentalmente, in Italia, avere la partita Iva costringe all’inventiva, per cui la cosa è nata da sé. Io poi sono un ciclista da sempre quindi ho unito una cosa che già sapevo fare al mio lavoro ed è nata questa forma un po’…particolare.
C’è una parola della lingua Hindi che in italiano è intraducibile: Jugaad. Si tratta della capacità di cogliere opportunità nelle circostanze avverse e, con spirito di intraprendenza, ingegnare soluzioni in maniera semplice. In sostanza elaborare una soluzione creativa e intelligente pur nelle difficoltà. Mi pare che tu abbia dimostrato di essere portatore di questa abilità nel tuo lavoro e sembra sia giunta voce anche a Google. Come nasce questa collaborazione? E come ti sei trovato nei panni dell’attore?
Avevo già fatto avevo un’intervista con l’NPR, cioè la National Public Radio statunitense, riguardo all’apertura e alla chiusura delle librerie in zona rossa. Il contatto l’avevo avuto grazie a una casa editrice. Si erano molto interessati sul perché un fronte di librai non volesse riaprire – tra cui anche io – e hanno trovato questa storia delle consegne interessante.
Come mi sono trovato nei panni dell’attore? L’ho odiato alla follia perché diciamo che quello che ho fatto è stato un po’ artificioso e logicamente sei nelle mani di una parte che dirige. Non è stata la cosa più facile, soprattutto per me che sono incredibilmente spontaneo, nel senso che non ho troppa voglia di sovrastrutture. Però il risultato è stato buono.
Nei giorni d’immobilismo del lockdown, per te invece molto frenetici, ti sei mosso in una Torino fantasma. C’è qualche aneddoto legato alle consegne che hai fatto ai tuoi lettori? Un ricordo positivo?
Io non ho mai fatto il lockdown e ho trovato – devo dire la verità – molto bello girare per una città sicura per le biciclette, finalmente tranquilla, anche perché Torino è una città molto legata all’automobile, c’è quasi una sorta di “disgusto” per le biciclette.
E di consegne belle ce ne sono state tante: ci sono state persone che mi offrivano il caffè e i pranzi (anche se non si poteva fare) o mi regalavano biscotti appena fatti. Così come una signora che non poteva fare la Pasqua con i suoi figli che abitano e studiano qui e si era premurata di fargli avere un regalo tramite me.
Non avendo una libreria fissa, in quel momento ho unito un sacco di persone con tante belle storie da parte loro.
Dopo questa tua esperienza e intuizione, è nata anche una collaborazione con altre librerie che ha portato alla creazione di Bookdealer – I tuoi librai a domicilio. Innanzitutto, ti va di raccontarci di cosa si tratta?
È il primo progetto italiano che tutela la filiera, che nasce totalmente dal basso. È un modo di costruire un e-commerce che tuteli totalmente il lavoro, che sappia dare il giusto peso alla professionalità e alla professione di chi lavora con i libri, ma che sia anche fruibile in modo facile e veloce da chi vuole utilizzarlo. Il vero punto di forza rimane il fatto che dietro questo e-commerce ci sono le persone che coi libri, effettivamente, ci lavorano.
Se vai nel profilo della Libreria del Golem, ci trovi i miei consigli, i percorsi di lettura, la possibilità di affidarsi totalmente a me con delle mistery box (o pacchetti sbagliati/indipendenti, reminiscenze del primo lockdown, che abbiamo inventato io e Giorgio Santangelo de La confraternita dell’uva).
Ti direi quindi un sito veloce, economico e corretto!
Il contesto storico che stiamo vivendo esalta, purtroppo, in diversi settori, la spudorata competizione. Bookdealer è la dimostrazione che si può imprimere un’inversione di tendenza rispetto a questo trend anche nel mondo del lavoro. Che valore hanno avuto per te la cooperazione e lo spirito sinergico tra realità simili in questo caso?
Purtroppo, il capitalismo porta a questo. Per me le cooperazioni sono fondamentali e lo spirito sinergico ancora di più. Noi lavoriamo spesso sentendoci e cercando di scambiare idee. Deve essere una cooperazione tra pari, non dobbiamo, cioè, vedere nell’altro un nemico. Da tante persone che sono passate da qua e che hanno una libreria sono tante, tante idee. La cooperazione deve essere l’elemento fondante del rapporto con chi fa il tuo stesso lavoro.
Nei mesi del lockdown, si è discusso dell’importanza della cultura (a lungo bistrattata) come chiave per restituire respiro all’anima. Ci piacerebbe sapere: prima che libraio, ti reputi un affamato lettore? La lettura che significato assume per te?
Non si può essere libraio senza essere lettore! Credo che sia proprio una condizione di esistenza base (una conditio sine qua non). Io – devo dire la verità – sono un lettore molto disordinato, soprattutto da quando ho la libreria, perché arrivano tantissimi libri da leggere e tantissimi libri da studiare. Poi sono anche soggetto a innamoramenti lampo e bruciature di quelli che vanno lunghi per mesi, in cui mi innamoro del western e parlo solo di quello.
La lettura per me è qualcosa che non puoi definire. Alla fine, si legge in ogni momento per un motivo diverso: puoi leggere per divertirti, per studiare, per imparare, per far vedere che leggi. Quindi la lettura è un’attività un po’ omnicomprensiva che puoi svolgere quando vuoi, come vuoi, per tutti i significati che vuoi. Io mi sono sempre trovato a leggere tante cose in modi diversi, con volontà diverse, con obiettivi diversi. Quindi, secondo me, questo è il grande pregio della lettura; che poi riguarda anche la fruizione di ogni opera. Anche nei film, non puoi sempre e solo guardare Akira Kurosawa, magari ci sta anche uno splatter B-movie anni 80!
Mattia, in attesa di passare in libreria e respirare il profumo di “carta e magia”, ti va di consigliarci tre letture su tenacia, caparbietà e ingegno nelle difficoltà che possiamo scovare negli angoli del tuo negozio o sulla piattaforma Bookdealer?
Ecco tre titoli che sono un tutti in sintonia col discorso di che cosa vuol dire tenacia, caparbietà e ingegno.
Il primo è Garibaldi di Luciano Bianciardi, autore molto importante del 900. Ha scritto questa biografia di Garibaldi, da cui esce fuori la figura più testarda, più caparbia che esista: questo rivoluzionario, alto 1,65 m, che è riuscito a fare tantissime imprese…con niente. È un libro veramente divertente da leggere (divertente nel senso non che ti diverti ma che è bello da approfondire), scritto molto bene, su un personaggio interessantissimo.
Un altro titolo è Civilizzazioni di Laurent Binet: è un’ucronia (una parola un po’ strana, ma sarebbero i “what if”, cioè “cosa sarebbe successo se”). Qua, fondamentalmente, invece degli Spagnoli che invadono il Nuovo Mondo, c’è il re degli Inca, Atahualpa, che sbarca in Europa; quindi noi diventiamo un Nuovo Mondo e veniamo colonizzati. Perché questo libro? Perché, anche qua, partendo da niente il re riesce ad arrivare in Europa e a conquistare un intero continente. E a me piacciono molto queste cose che iniziano quasi per caso e poi vanno avanti “a valanga”…
Infine, l’ultimo titolo – il mio libro preferito in assoluto – è di Larry McMurtry, Lonesome Dove. Da una piccola idea nasce un enorme viaggio di un’intera carovana che porta una mandria dal sud del Texas fino in Montana e attraversa tutto il continente con le condizioni più pericolose e in mezzo a territori pericolosi. L’ingegno è quello di risolvere tutti i problemi che si affrontano durante il viaggio. Il libro è stupendo.
Per me è la più grande dimostrazione dell’ingegno perché quando ti trovi in mezzo a qualcosa che continua andare dritto, devi risolvere le cose…mentre vai dritto!
Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.
Carlos Ruiz Zafón