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La rivoluzione cinematografica

Cosa è cambiato in queste 92 edizioni dei premi Oscar

Da quest’anno le cose cambieranno. L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (A.M.P.A.S.), ovvero l’Academy che da quasi un secolo si occupa dell’assegnazione dei premi Oscar, ha preso una posizione radicale sui membri che compongono l’intero mondo di Hollywood. La scelta, probabilmente incoraggiata dai moti di protesta e dai vari casi mediatici, è orientata verso una maggiore inclusione e rappresentanza delle minoranze che non hanno trovato, fino ad ora, il giusto spazio nella film-industry.

PRODUCTION CODE

Nel 1934, dopo l’avvento del sonoro, circa una decina di anni prima, entrava in vigore un nuovo codice di produzione hollywoodiano: il Codice Hays, una serie di 36 criteri e normative per preservare la decenza e la moralità.

Furono diversi i produttori cinematografici a sottoscriverlo e utilizzarlo come Metro-Goldwyn-Mayer Studios (con il film Gone with the Wind per la regia di Victor Fleming, 1939).

La principale linea di condotta, che voleva garantire una sorta di puritanesimo, prevedeva la censura dei comportamenti immorali. Per gli omicidi e i crimini violenti, per esempio, si ricorse ad una sorta di “non fatelo a casa”: non dovevano essere mostrati nei particolari in modo da scoraggiare chiunque li vedesse dall’imitarli.

Il codice era chiaro su cosa dovesse essere considerato appropriato e di certo le relazioni interrazziali non erano fra queste. Era infatti proibita qualsiasi “mescolanza di razza”, precetto sicuramente favorito dai 30 stati in cui i matrimoni misti erano ancora considerati fuorilegge.

Tutte le pellicole in cui era strettamente necessario rappresentare scene passionali, non dovevano mai allontanarsi dalla santità del matrimonio e in ogni caso in modo non esplicito. Ciò che non rientrava sotto il dominio della pudicizia era un atto barbaro e animale che sviliva l’essere umano in quanto tale. Inutile dire che l’omosessualità era considerata illecita.

COSA HA FAVORITO IL CAMBIAMENTO

Se possiamo dire che, in parte, gli attori neri abbiano ricevuto i riconoscimenti meritati nell’ultimo secolo (Lupita Nyong’o, Denzel Washington o Will Smith, per esempio) sono ancora molte le etnie e i gruppi sottorappresentati nell’universo cinematografico americano. Non si può proprio considerare Hollywood come un pioniere per la sconfitta del white privilege.

La popolazione americana conta il 16% di latini e ispanici, tuttavia la loro presenza alle nomination fino ad ora ha ottenuto solamente il 3%. Stesso discorso per gli asiatici che invece gravitano verso l’1%.

Nel 2016 nacque anche l’hastag #OscarSoWhite a seguito del malcontento di diversi esponenti afroamericani e non solo dello spettacolo, ma anche del mondo della musica e della politica come Barack Obama. Si alzò una vera e propria polveriera a causa del fatto che i 20 film candidati, per il secondo anno consecutivo, non vedevano figurare nessun membro della black community.

Anche il gender gap non è affatto sotto controllo. Nonostante attrici di grande calibro come Meryl Streep e Katharine Hepburn siano state le donne ad aver portato a casa il maggior numero di statuette nella storia, la presenza femminile negli studios è tutt’altro che proporzionale a quella maschile. Nel 2017 le donne che comparivano come registe, sceneggiatrici o produttrici, rasentava il 18%, percentuale quasi invariata dai dati del 1998. L’attrice Natalie Portman, quest’anno, ha infatti sfilato sul Red Carpet con un abito di Dior al cui orlo ha fatto cucire i nomi delle registe ignorate alle nomination.

OSCAR 2024

Esattamente 90 anni dopo il Codice Hays, l’Academy opta per un radicale cambio di rotta. Introduce un nuovo regolamento per i film candidabili all’ambito premio, tutto dedicato al progresso.

Così la più grande organizzazione per l’industria cinematografica al mondo, unita ai Producers Guild of America Awards, decide di focalizzare la sua attenzione sull’inclusione e l’apertura dei propri confini. A spingere in questa direzione è stato anche il film coreano Parasite, primo nella storia degli Oscar ad aggiudicarsi il premio nonostante non fosse in lingua inglese.

L’edizione del 2024, che sarà parte del progetto Aperture 2025, sarà quindi rivoluzionaria per la storia del cinema. Sono stati stilati nuovi criteri che i film dovranno soddisfare per poter essere candidati. Gli standard riguardano tutte le figure professionali dietro la creazione di un film: sia gli attori che l’intera troupe cinematografica. L’attenzione viene posta, in particolare, sulle categorie sottorappresentate attualmente a Hollywood. Tra cui figurano, in primo piano: donne, minoranze etniche, componenti della comunità LGBTQ+ e persone con disabilità uditive.

Il nuovo registro hollywoodiano cercherà di favorire il ribaltamento di queste statistiche, tuttavia ciò che può davvero far ragionare le major sono gli ascolti.

Se la terza serie tv più vista su Netflix continuerà a essere Sex Education, se RuPaul continuerà a far schizzare l’audience alle stelle e se continueremo a sostenere e promuovere contenuti inclusivi, arriverà il giorno in cui non saremo obbligati ad alzare la voce per farci ascoltare.

Il giorno in cui il mondo del cinema, e quello in cui viviamo, saranno un tutt’uno con chi lo abita.