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La società delle banane

Maurizio Cattelan ha attaccato una banana al muro con del nastro adesivo. L'opera è stata venduta per 120mila euro. Può qualcosa del genere essere considerata "un'opera d'arte", come il David di Michelangelo?

Maurizio Cattelan, artista padovano, ha fatto discutere molto il web con la sua ultima opera: Una normalissima banana“Comedian”attaccata al muro con del nastro adesivo.
Ciò che però ha fatto infiammare gli animi è il fatto che a quest’opera sia stato attribuito il valore di 120mila dollari.

“Comedian” di Maurizio Cattelan.

Ma al di là del drama, delle critiche e quant’altro; può qualcosa del genere essere considerata un’opera d’arte, come il David di Michelangelo?

Secondo me sì e no. E dato che si parla di arte, quindi non di scienza, penso che tutte le interpretazioni ragionate e motivate siano legittime.

No se si intende “opera d’arte” dando per sottointeso il concetto di “capolavoro”. Quest’opera per me non è infatti tale, perché non ha niente a che fare con l’estetica. Non è “arte per il bello”. Tuttavia è pur sempre arte, in quanto è un opera che esprime un’idea originale, aperta all’interpretazione, talvolta polemica.

Questa banana è pur sempre una banana. Una banana che però si è fatta portatrice di un messaggio, acquisendo una forma ed un significato diverso dal semplice “cibo”.

Non sarà dunque un capolavoro estetico; ma è una forma d’arte, esattamente come la scrittura ed altri mezzi, in grado di portare con sé nuove idee, scavando oltre alla “buccia” della loro superficialità.

Quali sono quindi le idee e riflessioni che questa banana può portare con sé?

Per me, questa banana, è l’esatto specchio della società in cui viviamo.

Due ragazze intente ad immortalare l’opera.

Che cos’è un iPhone? Cosa sono le Vans? La borsetta della Louis Vuitton? Sono beni di consumo. Esattamente come la banana di Cattelan. Quanto vale la plasticaccia fabbricata in Cina dei nostri smartphones? A quale caro prezzo li compriamo? Sulle spalle di chi le grandi multinazionali fanno profitto?
Non voglio rispondere a queste domande. Ognuno può rispondere e riflettere per sé.

Infatti non è una novità che il prezzo attribuito a molti beni presenti sul nostro mercato non corrisponda al loro valore effettivo. Si paga la marca, il valore assegnato a questi oggetti dalla nostra società. Compro le Nike Air a 100€ da Foot Locker perché “fa più figo” che comprare una da marca anonima da Scarpe & Scarpe della stessa identica qualità, fabbricata ugualmente in Vietnam, probabilmente dagli stessi operai e bambini sottopagati.

Quello che voglio dire è che a volte basta lanciare un prezzo elevato, per qualcosa dal valore estremamente basso, per fare in modo che l’oggetto in questione acquisisca un valore di mercato maggiore agli occhi del consumatore. E i venditori questo lo sanno bene. Talvolta chi compra si illude che un prodotto dal costo maggiore sia di “qualità”. Ma non è un binomio sempre vero.

David Datuna, “Hungry Artist”, mentre “assaggia” l’opera di Cattelan.

La banana di Cattelan è una semplice banana. Una banana però resa speciale dall’artista e dall’idea ad essa attribuita. Una banana come le altre, “molto deliziosa” come ha commentato David Datuna, oggi meglio conosciuto come “Hungry Artist” (“Artista Affamato”), dopo aver mangiato l’opera.

L’opera è infatti stata pensata come sostituibile e rinnovabile. È un semplice frutto, prima o poi andrà a male, e necessiterà di essere sostituito con uno nuovo.
Esattamente come gli occhiali Ray Ban della stagione passata, che ormai sono fuori moda; Entrambi semplici beni di consumo.

La società delle banane

Ironico affermare ciò, quando la scienza pensi discendiamo dalle scimmie.

La moda, la moda, la moda. Ecco forse cosa rende la nostra società la “società delle banane”. Black Friday, sconti, saldi, compra, compra, compra ciò di cui non hai bisogno per affermare il tuo “status”. Per far vedere che hai i soldi, e te lo puoi permettere.
Tuttavia, come disse il buon Einstein, “Ciò che conta, non si conta”.

Ma perché proprio una banana?

Poteva essere una mela, un’arancia… un uovo; e invece no, è stata scelta proprio la banana.

C’è chi specula che fosse almeno un anno che Cattelan volesse raffigurare banane. Se ne portava sempre una con sé, appendendola alla parete, in attesa di ispirazione. E dopo aver realizzato diversi modelli in resina e bronzo, ha optato per una banana vera e propria.

L’artista ha infatti affermato di aver voluto rappresentare qualcosa che facesse riflettere sul valore che diamo agli oggetti. Dunque, Emmanuel Perrotin, fondatore dell’omonima galleria d’arte di Parigi, alla domanda “perché è stata scelta una banana” ha risposto che esse sono un simbolo del commercio globale e al tempo stesso fonte di umorismo.

Si può cogliere dunque l’ironia della scelta, a braccetto con il titolo dell’opera, “Comedian”.