La scoperta della noia
Paul Miller, un giornalista americano che si occupa di tecnologia, trascorse un intero anno della sua vita senza internet. Tra tutte le novità della vita offline, la scoperta della noia fu ciò che lo sorprese maggiormente. Essa è infatti una sensazione a cui la nostra generazione non è abituata. La maggior parte dei nativi digitali non ha idea di che cosa sia, perché non l’ha mai sperimentata.
Paul la descrive come una sensazione potente. Arriva nel momento in cui non si ha nulla da fare e non si ha voglia di fare nulla. Si può definire come un motore della creatività. Si rimane completamente soli, con i propri pensieri. E in una società nella quale siamo tutti connessi e raggiungibili ventiquattro ore su ventiquattro, è strano sentirsi soli e fermarsi a pensare.

La fuga dalla noia
Siamo abituati al fermento e alla frenesia dei treni alla mattina. Corriamo verso scuole ed uffici con gli occhi bassi sugli smartphone, mentre scegliamo la musica su Spotify. Intanto controlliamo le notifiche di Facebook, anche se stiamo già pensando ai likes che ha ricevuto la nostra ultima foto su Instagram. Questo avviene mentre ci stiamo preoccupando di scrivere un messaggio all’amico/a o collega di fiducia, nel quale avvertiamo che (forse) faremo tardi. Il tutto mentre corriamo per non fare tardi.
Facciamo tutte queste cose senza accorgerci di ciò che ci circonda, e quando torniamo a casa abbiamo visto poco nulla. Il mondo ci è passato di fianco e non l’abbiamo neanche sfiorato, perché eravamo distratti. Ci siamo riempiti la testa di post irrilevanti che non avevamo neanche cercato, ma che sono apparsi in bacheca. Abbiamo osservato per ore ciò che un algoritmo ci proponeva, senza mettere in moto il nostro cervello. Senza creare nulla. Ci siamo limitati ad osservare uno schermo vuoto.
La tecnologia è infatti diventata un’arma di difesa contro la noia. Nel momento in cui iniziamo a percepire quella particolare sensazione di vuoto ed insoddisfazione, corriamo subito ai ripari. Prendiamo il nostro smartphone e senza pensare a nulla iniziamo a scorrere la bacheca di qualche social. Teniamo gli occhi spalancati davanti ad uno schermo vuoto e con il nulla riempiamo il nostro tempo.
Entrare in contatto con la noia e non cercare di ignorarla è difficile. Molti – seguendo il filone leopardiano – pensano che essa sia collegata ad una mancanza di piacere, e all’insoddisfazione nei confronti di ciò che si sta facendo. Infatti è sensazione scomoda, ed è naturale cercare di sottrarsi ad essa scegliendo la via più facile e più comoda.
L’utilità della noia
Tuttavia la noia viene sempre più spesso paragonata alla meditazione. Infatti se presa con un approccio positivo, senza cercare di sfuggirle, la noia è una preziosa alleata. Può offrirci un’occasione per riflettere su che cosa stiamo facendo, e su quali sono i nostri obiettivi e propositi.
Infatti quando si medita si rimane immobili, con il solo rumore dei pensieri. Si ascolta il vuoto – non lo si evita – del momento, e si libera la mente. Si lascia che le immagini ed i pensieri scorrano liberamente, senza filtri o censure.
La paura della noia
Forse è proprio questa la ragione per la quale la noia ci spaventa. Non siamo più abituati a percepire la staticità attorno a noi. Abbiamo bisogno di essere sempre occupati, per non permettere ai pensieri scomodi di emergere.
Siamo attratti dalle distrazioni che i nostri smartphone ci offrono. Ci permettono di respirare, di staccare la spina dalla realtà. Ci offrono una strategia di evitamento, per rimandare alcune riflessioni o azioni difficili che non vorremmo fare, per paura o per pigrizia.
Non si fugge dalla noia
Ma dalla noia non si può fuggire. Nel momento in cui usiamo i nostri dispositivi come via di fuga, nel nostro inconscio continua a persistere la sensazione di sconforto.
Quando ci distraiamo ed ignoriamo la noia – anche se consciamente non lo sappiamo – stiamo evitando di pensare a qualcosa a cui dovremmo, ma non vorremmo pensare. Perché abbiamo paura, e siamo pigri ed insicuri. Ci rendiamo conto che stiamo sprecando il nostro tempo, ma la nostra forza di volontà è troppo debole per spegnere lo schermo, fermarci a pensare e guardare in faccia la realtà.
La noia si tramuta dunque in stress, ed incolpiamo la tecnologia per averci distratti. Ma come ha dimostrato Paul – vivendo per un anno senza internet – la responsabilità non è della tecnologia; ma è solo nostra.
Infatti la tecnologia non è altro che un mezzo. Le distrazioni possono essere molte e di vario tipo. Tutto ciò che non ci arricchisce come persone; ciò per un momento ci fa sentire bene e sollevati, ma ci butta giù l’istante dopo, riempiendoci di sensi di colpa, non appena la distrazione è finita.
Alla noia dunque non si può sfuggire. Così come non si può fuggire né dai sensi di colpa, né da se stessi. Se non vogliamo uscire sconfitti in partenza da questa battaglia, possiamo solo affrontare questa temibile avversaria.
Allearsi con la noia
La noia, se ben gestita, da nemica può diventare un’alleata. Bisogna scendere a patti con essa, e quando arriva, non evitarla, ma ascoltarla.
Se evitiamo di distrarci e lasciamo che i nostri pensieri prendano forma, quante idee e quanti nuovi progetti potrebbero venirci in mente? Il nostro cervello è una macchina stupenda, non possiamo spegnerlo. Se riuscissimo ad indirizzare (quasi) tutti i nostri pensieri verso aree di interesse in cui vogliamo migliorare, senza distrarci e senza lasciare che la nostra attenzione venga deviata da particolari irrilevanti e da pratiche contro-produttive, quanti nuovi progetti e soluzioni potremmo immaginare? Potremmo avere più tempo per rilassarci e stare con noi stessi, più tempo per sentirci liberi e dare sfogo ai nostri pensieri.
Senza ansia e senza paura si può essere produttivi. Senza distrazioni, ma con la noia, si può essere creativi.