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Le strategie comunicative delle forze politiche italiane – Elezioni 2018

Dalla fine degli anni Ottanta, si può parlare di un mutamento della forma di stato.
Si discute, di fatti, della crisi dello stato Social-Democratico, a favore di un nuovo concetto: l’“Autocrazia Elettiva”.

Esso è prevalso anche con un nuovo concetto di democrazia, la Post-Democrazia. Si crede che il dibattito sia sempre più controllato, i cittadini sempre meno partecipi alle questioni politiche e stia nascendo una tendenza evolutiva in senso elitario.

Tutto ciò può essere definito come il risultato di un profondo cambiamento della società politica nel suo insieme iniziato negli anni ’50-’60, ovvero con la nascita dei mezzi di comunicazione di massa.

Negli anni ’90, Manin affermava che si è passati gradualmente da una democrazia rappresentativa alla democrazia dell’audience.
Con il crollo delle ideologie, dopo il 1989, si può dire infatti che l’obiettivo della maggior parte delle forze politiche sia puntare all’elettore mediano per arrivare ad una maggioranza parlamentare.

Da questa breve premessa si può quindi sancire l’importanza della comunicazione politica e dell’influenza dell’opinione pubblica.

Per quanto riguarda il centro-destra sono tre le figure comunicative da prendere in considerazione: Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Silvio Berlusconi

Il primo è in politica dal 1994.

All’epoca la sua discesa in campo, come afferma lui stesso, era motivata dall’avversione ai post comunisti.
Oggi la sua strategia comunicativa non sembra essere diversa dal passato. A cambiare è il pericolo: in questo caso la minaccia per l’ex cavaliere è il MoVimento 5 Stelle.

 

 

Si denota poi, un’ottima capacità nel trasformare la percezione della sua figura ad ogni campagna elettorale, pur promettendo sempre le stesse cose (come, ad esempio, l’abbassamento delle tasse).

Da politico quasi antieuropeista a migliore amico dell’Europa. Da figura immorale dopo gli scandali del 2011 ad “Eroe” equilibrato, capace di risollevare le sorti del paese.

L’essere a capo di una delle più importanti reti televisive italiane gli facilita di certo nel raggiungere quella fetta di popolazione italiana che non è in grado di districarsi tra i meandri del web. A lui va poi riconosciuto il merito di aver applicato per la prima volta strategie di marketing alla comunicazione politica.

In fin dei conti, la sua modalità comunicativa mira a creare “Aspirazione”: chi non vorrebbe avere il suo successo?

Il secondo, Matteo Salvini, è il leader politico della Lega.
Negli ultimi anni, sotto la guida del nuovo capo, il partito ha subito una serie di cambiamenti.

Da partito fortemente indipendentista guidato dallo slogan “Prima il Nord”, a forza politica nazionalista e sovranista, che si muove per le piazze e i salotti televisivi d’Italia al grido di “Prima gli italiani”.

Patriota fino al midollo, Salvini si presenta come un uomo pragmatico pronto a guidare la nazione, non rifiutando il paragone con Trump o con la Le Pen e copiandone addirittura i cartelloni di piazza.
Della questione immigrati ha fatto la sua bandiera, percependoli come uno dei principali mali italiani.Matteo parla all’emotività di ciascuno, nominandosi capo di una rivoluzione sovranista ed euroscettica.

Giorgia Meloni è l’unica donna ai vertici del centro-destra. In quanto tale si fa portavoce di campagne in difesa dei valori occidentali, soprattutto quelli cristiani, e si pone a favore della “Famiglia Tradizionale”.
(Si veda il suo video in difesa del presepe).
Sostenitrice della patria, sembrerebbe la prosecuzione, più o meno reale, della così detta “Destra Sociale”, o almeno cosi intende far credere.

Passando al centro-sinistra, abbiamo il Partito Democratico, +Europa e Liberi e Uguali.

Il primo, proviene dalla maggioranza del governo uscente e, come tale, si mostra forza garante di continuità e stabilità.

Ne è un esempio il fatto che il loro programma si presenti in 100 punti, con accanto altrettanti passi già compiuti.
Come il leader di Forza Italia, i vertici Dem vantano di essere il solo argine ai flussi populisti, e come tale si pongo agli elettori in veste di dispensatori di ordine.

+Europa, come suggerisce il nome stesso, fa della comunità europea il suo punto di forza e si mette in prima linea nelle battaglie per il riconoscimento dei diritti.

La loro comunicazione è molto esigua, dato anche il numero ridotto dei suoi elettori.

Altrettanto scarsa è la comunicazione del neonato Liberi e Uguali.
Il “Partito dei presidenti”, composto dai fuoriusciti del Pd, si propone come un’alternativa alla sinistra Renziana.
Il loro slogan “Per i molti, non per i pochi” risulta un plagio dalla campagna elettorale di un noto partito inglese.

Infine, l’ultima forza politica da prendere in considerazione è il MoVimento 5 Stelle.

Esso ha iniziato come movimento di protesta con i primi V-Day, privilegiando dapprima l’aspra, diretta e popolare comunicazione di Beppe Grillo, e poi passando alla pacata ma sferzante dialettica di Luigi Di Maio. Forse per tentare di conquistare anche gli elettori più anziani.

La strategia comunicativa si basa principalmente sulla contrapposizione del movimento ad un sistema politico definito corrotto e impuro. I suoi eletti si auto proclamano portavoce di valori, come l’onestà e la trasparenza.
Tale forza incanala ancora un certo senso di protesta, ma cerca di apparire agli elettori come l’unica realtà ad avere un concreto programma per il futuro dell’Italia e l’unica valida alternativa alla partitocrazia tramite la “Democrazia Diretta”.
Per acquisire il consenso non si fa problemi a non prendere posizione su alcuni dei temi più delicati.