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L’ecofascismo spiegato facilmente

La tutela dell’ambiente è un impegno nobile, ma se lo si porta avanti in modo estremo e indiscriminato si rischia di passare dalla parte del torto. Breve introduzione all’ecofascismo: il totalitarismo ambientalista.

Greta Thunberg “Person of the Year” 2019

Sono tempi in cui l’attenzione e l’interesse per l’ambiente sono prepotentemente saliti alla ribalta. I cambiamenti climatici sono – o perlomeno dovrebbero essere – uno degli argomenti principali nelle varie agende dei Governi. Greta Thunberg è stata eletta dal “Time” persona dell’anno 2019. Le manifestazioni del Fridays for Future hanno avuto un’eco mediatica importantissima.

Ecco, però, che alcuni atteggiamenti estremisti ed esageratamente radicali rischiano di rovinare parte dei progressi fatti fino ad adesso, dando ottimo materiale a tutti i detrattori.

 

UNA PANORAMICA SULL’ETICA AMBIENTALE

L’etica ambientale è la riflessione che tenta di rispondere alla domanda circa la considerazione morale di cui deve essere meritevole l’ambiente.

Le attuali posizioni nell’ambito di questa disciplina sono riconducibili a tre filoni:

  • Antropocentrismo forte
  • Antropocentrismo debole
  • Anti-antropocentrismo

L’antropocentrismo forte sostiene il finalismo esterno, ovvero l’idea per cui la Terra è a piena disposizione dell’uomo per soddisfarne tutti i bisogni. Questo atteggiamento di dominium terrae – riconducibile direttamente alla Genesi – è ormai incompatibile con i dati scientifici. Eppure sembra ancora ben radicato…

L’antropocentrismo debole può assumere le posizioni del conservazionismo o del preservazionismo. Si fa portatore dell’idea di conservare per le generazioni future le risorse naturali, in quanto utili a fini economici, scientifici, ricreativi, estetici. Tuttavia, non riconosce nessun diritto dell’ambiente, nessun dovere diretto verso di esso. È l’idea alla base delle Forest Reserves e dei parchi naturali. Due esponenti di questa idea sono, tra tutti, Passmore e Hargrove.

L’anti-antropocentrismo può coniugarsi in due modi. La prima possibilità è l’estensionismo, che allarga i criteri generalmente usati nell’etica umana a tutti gli esseri viventi e persino all’ambiente. Due autori estensionisti sono Singer e Regan.

Manifestazione del Fridays for Future di Torino

La seconda possibilità è una concezione olistica, la quale mutua dall’ecologia un paradigma di analisi etica basata sull’idea di oìkos greco, ovvero “casa” o “famiglia”. Tale concezione può declinarsi nell’etica della sacralità della vita di Schweitzer, nell’etica della terra di Leopold e Callicott o nell’ecologia profonda di Naess.

 

L’ANTI-ANTROPOCENTRISMO E IL RISCHIO DI ESTREMISMI

Taylor ne L’etica del rispetto per la vita riassume bene l’idea alla base dell’anti-antropocentrismo: non è giustificato né giustificabile porre un discrimine tra umani e altri viventi. Ogni centro di vita ha i propri interessi, persegue il proprio benessere e non si deve interferire con esso.

Tutti, compresi gli uomini, sono membri della comunità biotica e, in quanto tali, si deve rispettare il pieno raggiungimento delle potenzialità biologiche di ogni individuo, che gode di uno status morale eguale a quello di tutti gli altri.

Domina, in senso lato, il rispetto per la vita e per il pieno dispiegamento delle potenzialità di ciascuno. Si tratta pertanto di un approccio olistico e anti-individualista e di un’etica basata sulle conoscenze ecologiche. La parola d’ordine, suggerisce Leopold in A Sand County Almanac, deve essere: «pensare come una montagna», così da avere una visione globale, dall’alto, per prendersi cura dell’intera comunità.

È inevitabile, però, il problema del contrasto tra il diritto alla vita dei diversi viventi. Come ci si deve comportare? Quali specie hanno la priorità? Se anche gli umani non sono altro che uno dei tanti elementi della comunità biotica, è nostro dovere sacrificarci per il bene collettivo?

È proprio qui che il rischio di ecofascismo si fa concreto.

 

L’ECOFASCISMO

Si può definire l’ecofascismo come un atteggiamento assolutista che impone agli individui di sacrificare i propri interessi singolari e particolari per il benessere complessivo e aggregato della Terra. Come il fascismo, si tratterebbe di un organicismo in cui alcune parti possono essere sacrificate per la prosperità complessiva.

L’idea di base è semplice: rinunciare a parte della propria libertà per accrescere il bene generale e godere di una maggiore sicurezza. È, per sommi capi, la teoria alla base del Contratto sociale di Rousseau. Peccato che, come sottolinea Isaiah Berlin in La libertà e i suoi traditori (Adelphi, 2005) il rischio di un totalitarismo sia dietro l’angolo.

Fonte: Anguane

Nell’ottica ecofascista salvaguardare l’ambiente è ciò che davvero farà il bene dell’uomo, anche se lui non se ne rende conto. Per Berlin questa sarebbe una giustificazione analoga a quella usata da Robespierre, da Hitler, da Mussolini: poiché gli uomini non sanno ciò che realmente vogliono, ci pensa il dittatore di turno a salvaguardarli dalla loro ignoranza. Per i sostenitori di questa scelta radicale, la democrazia non avrebbe né i mezzi né le conoscenze adeguati a intraprendere le politiche economiche e sociali che eviterebbero un disastro ambientale.

Le soluzioni proposte sono estreme quanto necessarie: azzeramento dei consumi di carburanti fossili, limitazione delle nascite, smembramento delle metropoli, attuazione di un freno alla globalizzazione.

 

CONCLUSIONI

Ça va sans dire che l’ecofascismo rappresenta solo una piccolissima parte del movimento ecologista e ambientalista, che a sua volta ne prende le distanze e lo condanna.

Manifestazione di Extinction Rebellion a Città del Capo

È il caso, per esempio, del movimento internazionale Extinction Rebellion. Nella sezione del sito dedicato alle FAQ è riportata anche la seguente domanda «Do you not realise you are promoting an eco fascist agenda?». Cui segue la risposta:  «We are not promoting an eco fascist agenda, we think if society collapses, eco fascism is a significant risk. We seek a genuine democracy that dethrones the corrupt incumbent interests that continue to undermine democracy and that have held back change for so long – and with such lethal consequences».

Occorre dunque evitare di fare di tutta l’erba un fascio, cosa da cui non si astiene chi invece impiega l’ecofascismo per criticare in blocco e senza distinzioni il movimento ecologista.

L’ecofascismo è un estremismo insano ed esagerato, che non fa bene al dibattito – già scarso e poco produttivo – in materia di climate change e protezione ambientale.

Si tratta di un’ideologia confusa, altamente astratta, che si fonde spesso e volentieri con altri ideali radicali. Per esempio, sia Brendon Tarrant, l’autore della strage di Christchurch (Nuova Zelanda) avvenuta nel 2019, che Patrick Cusius, omicida di El Paso (USA) sempre del 2019, si sono professati, tra le altre cose, ecofascisti.

Non si dimentichi che l’uomo è l’animale più dannoso per l’ambiente e per le altre specie, ma anche l’unico in grado di autolimitare il proprio comportamento. Possiamo agire per cambiare davvero qualcosa. Sfruttiamo questa capacità, senza sfociare nell’estremismo.