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Modello Mila(no)

Come e perché Milano non è ancora il modello da seguire e cosa le manca per diventarlo.

La città italiana che meglio ha performato nell’ultima decade e che sembra avere le migliori prospettive di crescita per il futuro è Milano. Sempre più frequentemente definita come città modello, efficiente e internazionale, Milano è effettivamente un esempio positivo a cui altri sindaci dovrebbero rifarsi per migliorare molteplici aspetti delle proprie città, ma esiste un rovescio della medaglia.

I DATI

Alcuni dati che in parte confermano quanto affermato nelle prime righe, sono i seguenti.

La provincia di Milano ha un Pil Pro Capite di 49mila euro circa, rispetto a una media italiana di 26mila, è cresciuto del 9,7% c.a. nell’ultimo quinquennio, rispetto a una media italiana del 4,9% (Fonte: Osservatorio Milano 2019 – comune di Milano e Assolombarda).

Il tasso di occupazione è 10 punti percentuale sopra la media italiana, quello di disoccupazione 5 punti percentuale più basso. La tendenza è lo stessa se si guarda alla disoccupazione giovanile. A questo si affianca un’ottima qualità della vita.

Secondo la statistica elaborata dal Sole 24 Ore, Milano performa in modo eccellente in molte delle categorie prese in esame, tra le quali: cultura, consumi, ambiente e servizi.

L’ANALISI

Questi successi della capitale meneghina sono in parte imputabili a una buona amministrazione, allo spirito imprenditoriale della città e della regione. Sono la dimostrazione che una economia di mercato, apertura alla globalizzazione e finanziarizzazione, possono effettivamente apportare benefici enormi agli stati e anche ai singoli territori.

Nel caso di Milano, questa abbondante ricchezza è stata saggiamente investita in migliorie infrastrutturali e altro, che hanno permesso l’attivazione di un circolo virtuoso, rendendola a tutti gli effetti ancora più attraente agli occhi di investitori nazionali e stranieri. È ben noto che la capitale lombarda sia sede di importanti gruppi internazionali che attraggono lavoratori da tutto il resto dello Stato e anche di importantissimi eventi internazionali di moda, design e, non ultimi, sportivi, tra le quali spiccano le olimpiadi di Milano Cortina 2026.

Il modello Milano dunque esiste e soprattutto, vive senza alcun prezzo?

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Per quanto Milano possa essere un esempio emblematico del successo di alcuni aspetti del capitalismo e dell’economia di mercato, è inevitabilmente anche emblema di malfunzionamenti dello stesso.

Dall’ultima indagine sulla povertà della diocesi ambrosiana, è proprio a Milano che si concentra la più alta percentuale di assistiti, e quindi di persone bisognose, della Lombardia. Questo a dimostrazione del fatto che proprio la stessa Milano evidenzia le criticità del sistema che l’ha portata a essere tanto ricca, criticità per altro comuni a tutte le metropoli europee e americane.

Del fenomeno possono identificarsi alcune cause e, ovviamente, alcuni effetti.

Le principali cause del secondo gruppo di dati presentato sono prevalentemente: l’abbandono di una economia basata sul settore manifatturiero, la professionalizzazione del lavoro qualificato e maggiormente pagato, e l’importanza della ricchezza ereditata.

Gli effetti sono una profonda divergenza salariale e di ricchezza tra lavoratori qualificati e non qualificati, divisioni tra quartieri elitari e non, con conseguente allontanamento tra i due gruppi, emarginazione dei secondi che, ritrovandosi in un ambiente costruito per i primi, non possono che trovarsi in difficoltà.

NECESSITÀ DI PERSONALE SPECIALIZZATO

Entrando nel dettaglio, la tecnologia e l’avanzamento economico hanno reso sempre più complesse le attività economiche che richiedono personale altamente qualificato nelle proprie aziende. A questo si aggiunge la sempre maggiore necessità delle stesse di rendersi più produttive affiancando i propri specialisti a quelli di altre. Un network consolidato di specialisti avrà necessita di solide infrastrutture, strutture fisiche e reti internet che gli verranno fornite dalla città tramite la ricchezza prodotta dallo stesso network.

Questo permette il crescere e lo svilupparsi di una metropoli come Milano (o Londra o Parigi). Ovviamente a conseguenza di ciò, la città diverrà molto attrattiva, facendo aumentare il costo della vita ma soprattutto delle case, specialmente nelle zone centrali o rinnovate, nelle quali si accumuleranno cluster di famiglie istruite e ricche e con tutto quello che ciò comporterà in termini di possibilità di studio, connessioni con altri elementi della società ed eredità.

Quello che succede ai lavoratori non specializzati è ridursi a mansioni semplici e spesso sottopagate. Il basso livello di istruzione non gli permette di competere sul mercato del lavoro che cerca figure altamente professionalizzate, costringendoli a salari bassi. Questi ultimi non permetteranno al suddetto lavoratore di vivere nei cluster succitati, costringendolo a luoghi periferici, spesso non ben tenuti e mal collegati. Ciò andrà a creare un nuovo cluster di famiglie poco istruite. Ecco che si crea una divergenza tra le categorie.

GLI EFFETTI SULLA CAPITALE LOMBARDA

A Milano questo fenomeno è ben lampante: la differenza è netta tra i borghesissimi quartieri del centro e le periferie. Ci sono numerose immagini emblematiche a supporto.

Sul treno che la sera da Torino va a Milano, tra Magenta e Rho, salgono decine di riders obbligati a vivere fuori dalla città, che si preparano a una serata di consegne, soprattutto nei quartieri lussuosi. È anche netto il contrasto tra la qualità delle abitazioni o delle infrastrutture tra il centro cittadino e la periferia, seppur molte aree periferiche siano state oggetto di profonde riqualificazioni.

Soluzioni al problema esistono; alcune sono state presentate dal prof. Paul Collier. Tra queste, una tassa sui guadagni derivati dall’agglomerazione e sulla rendita paretiana (ovvero quella rendita derivata da un fattore in eccesso che non si avrebbe se si investisse la stessa ricchezza in qualcos’altro di alternativo, immediatamente inferiore in termini di rendimento. Questo tipo di rendita è particolarmente remunerativa nelle metropoli moderne).

RIASSUMENDO…

Quello che deve fare Milano per essere un modello a tutti gli effetti è riuscire non solo a essere la città leader in termini di innovazione economica, in termini lavorativi, di servizi offerti o rinnovo urbanistico, ma deve essere anche in grado di offrire e attuare soluzioni ai problemi del modello capitalistico che pur l’hanno resa tanto all’avanguardia. È ovvio che la sola città di Milano non possa farsi carico di problematiche che riguardano il paese intero e quindi, sistemiche, ma pur vero che contribuiscono alla ricchezza della città risorse umane proveniente da tutte le parti della nazione.

Innovare su metodi di risoluzione di queste problematiche ed ergersi a fonte di ispirazione per policies applicabili dal governo centrale, potrebbe essere un modo di restituire una parte della propria ricchezza.