Il ragazzo si chiamava Santiago.
Eppure potrebbe chiamarsi Giorgio, Luca, Sara, Aurora, perché Paulo Coelho ne L’Alchimista non sta soltanto raccontando la storia di un giovane; sta presentando un viaggio fisico e spirituale e, al contempo, sta invitando il lettore a farsi Santiago. L’umile pastore che vende le proprie pecore per adempire alla Leggenda Personale, che si fa mercante e poi uomo di deserto, deve essere paradigma del modo con cui ogni uomo affronta la propria esistenza.
Santiago è posto di fronte a un bivio: continuare con la tranquilla e soddisfacente vita di pastore andaluso o cercare il tesoro, che si trova da qualche parte vicino alle piramidi. Rimanere nella propria comfort-zone, vivere ogni giorno la solita routine – che per Santiago consiste nel trovare cibo e acqua per le pecore e difenderle dai pericoli – oppure seguire il vento che profuma di lontano e affidarsi al fatto che ogni cosa sulla terra cospiri affinché ogni individuo realizzi la propria Leggenda Personale? Cercare inutilmente di trasformare il metallo in oro oppure trasformare sé stessi per far sì che tutto intorno a noi si trasformi?
Questi sono gli interrogativi che il personaggio si pone, e attraverso di lui anche il lettore. L’Alchimista racconta un’esistenza e attraverso di essa parla anche della vita, delle scelte, del cammino da seguire e dei segnali lasciati lì apposta per non farci desistere.

L’opera può essere interpretata da un punto di vista laico, come ricerca del proprio destino, del cammino a cui siamo indirizzati ma che dobbiamo saper individuare. È presente anche un punto di vista cristiano. Tanti sono i riferimenti più o meno espliciti alla Bibbia: le stelle che guidano il cammino nel deserto, la grande Mano che ha creato ogni cosa sulla terra e ha scritto la storia del mondo, la vanità delle vanità del re di Salem e molti altri.
Santiago nei momenti di difficoltà è sempre aiutato da qualche personaggio che nello sguardo assomiglia all’individuo che lo ha messo in viaggio, come se non fosse mai lasciato solo, mai abbandonato. Non è forse questo uno dei pilastri di ogni religione e soprattutto del Cristianesimo? Un Dio che cammina sempre a fianco delle sue creature e che prende in braccio chi è in difficoltà, così le orme sulla sabbia non sono più quattro ma due.
In qualsiasi dei due modi la si voglia leggere, la storia di Santiago è la storia di una Leggenda Personale realizzata. Coelho forse la racconta perché l’uomo ha bisogno di sentirsi dire che i suoi desideri non sono soltanto sogni da chiudere in un cassetto, ma che a volte è necessario abbandonare il terreno più solido, perché al di là delle sabbie mobili abita un giardino ancora più verde. E non importa se per raggiungerlo dovremo vendere cristalli per un anno ed essere sul punto di abbandonare tutto e tornare a casa.
La nostra Leggenda è ancora lì, che chiede solo di essere realizzata, perché quando desideri qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.