Spesso si dice che il mondo sia diventato più pericoloso: una pandemia destabilizzante, la crisi climatica che incombe e un sanguinoso conflitto nel cuore dell’Europa. Ormai la sicurezza sembra un miraggio sempre più utopico anche in nazioni sviluppate come il Giappone, il cui premier è stato ucciso a pistolettate, o gli Stati Uniti, il cui simbolo – Capitol Hill – è stato assaltato come una seconda Bastiglia.
Paradossalmente, oltre a portare con sé tanti nuovi pericoli, questa epoca ci costringe anche a rischiare di più: dobbiamo spostarci da un Paese all’altro e operare in ambienti digitali poco regolamentati e protetti. Ecco perché il ruolo del threat assessment e del risk management, ovvero della valutazione delle minacce e della gestione dei rischi, sta acquisendo sempre più importanza: tralasciare il tema della sicurezza significa prestare il fianco all’imprevisto e al pericolo. Il settore è ancora in espansione in Italia, quindi colgo la palla al balzo per presentarvi una delle realtà più promettenti, quella di Glaux Security Solutions.
Come vi presentereste a uno sconosciuto?
Siamo due imprenditori con anni di esperienza in ambito operativo alle spalle. Come militari abbiamo operato in alcuni scenari a rischio e ci siamo conosciuti casualmente tramite amicizie comuni. Ora, in congedo, vogliamo mettere la nostra esperienza a disposizione di chi ne ha più bisogno: aziende, istituzioni e cittadini che si rendono conto di vivere in un mondo sempre più rischioso. Come dice il nostro motto, predisponiamo oggi soluzioni per i rischi di domani: “solutions for tomorrow, delivered today”.
Quale è la vision di Glaux Security Solutions?
La nostra vision è la promozione di una mentalità consapevole dei rischi e delle soluzioni, all’insegna non della paura, ma della prudenza intraprendente. Non sono soltanto le aziende o le istituzioni a beneficiare di questo approccio. Prendiamo il caso dell’Indonesia, una meta da sogno per molti turisti: alcune isole non dispongono di infrastrutture ospedaliere e il Pronto Soccorso più vicino è a sei ore e mezzo di navigazione. Chi ha patologie pregresse potrebbe voler evitare di passare il Ferragosto lì. Spesso però queste cose non si sanno e addirittura non ci si pensa proprio. Vogliamo essere un antidoto all’ingenuità e all’inconsapevolezza, come si deduce anche dal nome che ci siamo dati.
Cosa significa “Glaux”?
Glaux è il termine greco per “civetta”, un animale notturno capace di vedere al buio, come ognuno dovrebbe essere capace di vedere attraverso il buio del pericolo e del segreto. È anche l’animale sacro ad Atena, la dea classica della strategia e della guerra intelligente.
Come concretizzate questi valori nella vostra attività imprenditoriale?
Il lavoro di Glaux Security Solutions si articola in quattro pilastri, che trovate anche sul nostro sito. Il primo pilastro è l’analisi del rischio (risk assessment) tramite l’intelligence da fonte aperta (OSINT), che, come il nome stesso dice, si avvale di materiale di pubblico dominio. Le nostre analisi consentono ad aziende, istituzioni e privati cittadini di pianificare i loro spostamenti e le loro operazioni all’estero con prudenza. Il secondo è la travel security: fungendo da intermediari tra il cliente e compagnie di sicurezza estere, offriamo tutto il supporto necessario per la sicurezza degli sposamenti oltre i confini nazionali: logistica, scorte, veicoli blindati e molto altro.
Il terzo pilastro è rappresentato dalla formazione, con cui cerchiamo di educare al rischio enti, dipendenti e privati cittadini. Quarto e ultimo settore, ma non per importanza, è la ricerca, che si avvale di strumenti tecnologici come software e artificial intelligence per la valutazione delle minacce. Alla ricerca afferiscono anche i prodotti più facilmente fruibili dal nostro sito, ovvero il Weekly Brief, la Press Review e il Glossario, tramite i quali divulghiamo temi inerenti alla sicurezza. Oltre al sito, siamo presenti anche su LinkedIn e su Twitter.
Abbiamo parlato molto dell’impatto che questi rischi hanno sulle nostre vite e su quello che fate per prevenirli, ma vorrei capire meglio quali siano.
Il rischio è per definizione una entità molto sfuggente, ma noi ce ne occupiamo a tutto tondo. Passiamo dai rischi violenti, presenti soprattutto nelle zone di guerra o di elevata criminalità, a quelli legati all’ecosistema, fino a quelli di matrice culturale – in molti Paesi un comportamento, un gesto o un abbigliamento fuori luogo possono essere sufficienti per scatenare eventi spiacevoli.
Se doveste selezionare i tre rischi che a vostro avviso impatteranno di più sulle nostre vite future, quale scegliereste?
È ormai assodato che il primo sarà quello ambientale: come esempi, possiamo prendere gli uragani Fiona e Ian, che hanno colpito rispettivamente il Canada e la zona Cuba-Florida, con danni tutt’altro che leggeri, o le eruzioni vulcaniche in Indonesia. La natura fisicamente complessa dell’ecosistema aumenta esponenzialmente la portata del rischio ambientale: una eruzione vulcanica in Indonesia può arrecare seri danni economici al Giappone, così come una scossa di terremoto in Messico potrebbe avere ripercussioni sull’arcipelago britannico, e via discorrendo.
Il secondo rischio da cui guardarsi è e sarà quello informatico. L’ambito della cybersecurity va molto “di moda” tra i tuttologi e i generali da poltrona, ma la verità è che gli attacchi hacker e la disinformazione rappresentano una grande minaccia, principalmente a causa della scarsa educazione digitale e della pervasività delle nuove tecnologie nelle nostre vite.
Per la medaglia di bronzo, invece, ci sono due contendenti: il terrorismo e l’instabilità sociale. Riteniamo probabile una recrudescenza del terrorismo, fenomeno di cui l’Occidente si è apparentemente dimenticato ma che è ancora vivo e prospera. Potrebbe non essere il terrorismo di matrice islamica a cui gli ultimi anni ci hanno abituato, bensì un terrorismo domestico di stampo politico estremista, come quello di estrema destra in Germania. Ci sono sviluppi preoccupanti: di recente sono stati arrestati i membri di una organizzazione che pianificava l’incendio del Parlamento tedesco, il Bundestag. D’altro canto, la popolazione mondiale inizia ad avere fame e paura, condizione che unita alle disuguaglianze e alla cecità politica non promette nulla di buono. Quest’ultima è una costante dagli Stati Uniti – si pensi a Capitol Hill – alla Mongolia, dalla Russia al Libano, passando per l’Iran.
In sostanza, la vostra è una attività di intelligence. Da profano, credevo che fosse una prerogativa degli Stati e dei loro apparati di sicurezza. Mi sbagliavo?
Una volta le cose stavano come dici tu, ma ormai la tendenza alla privatizzazione nel settore della sicurezza, anche nazionale e istituzionale, è crescente. Basti pensare alla questione della privacy: nel 2013 le dichiarazioni di Snowden su come l’NSA, un ente governativo con il mandato di proteggere il Paese, sorvegliasse costantemente i cittadini hanno scandalizzato il mondo, ma di recente il governo statunitense ha di fatto subappaltato l’analisi dei dati raccolti dall’intelligence ad Amazon Web Services, un’azienda privata. E nessuno ha battuto ciglio, perché ormai siamo assuefatti alla sorveglianza.
Immagino che questo settore sia in costante crescita sul mercato del lavoro. Quali lauree consigliate per entrare nel mondo dell’intelligence a fonte aperta?
Il dilemma della formazione universitaria non cambia: le lauree professionalizzanti ti offrono sbocchi lavorativi più o meno sicuri, ma senza possibilità di cambiare ambito, mentre le lauree umanistiche ti consentono di approcciare più settori, seppur con più incertezza. Il mondo dell’intelligence richiede anzitutto analisi e interpretazione, perciò le lauree umanistiche come Storia, Scienze Politiche, Antropologia o volendo Giurisprudenza creano la sensibilità critica necessaria a capire eventi complessi di natura umana. I laureati in materie STEM, invece, sono necessari per gestire gli strumenti tecnici, come quelli adoperati dalla nostra divisione di ricerca, o per interpretare fenomeni tecnologici o ambientali anziché umani. Quindi ben vengano anche lauree ingegneristiche, matematiche, informatiche o in scienze ambientali.
Quali opportunità offrite ai giovani, sia studenti che laureati?
Glaux Security Solutions è una realtà in crescita. Stiamo ancora valutando i percorsi con cui coinvolgere i giovani, ma certamente il nostro intento è contribuire alla formazione teorica, tramite l’erogazione di corsi o attestati in vista della quale stiamo già stringendo partnership, e pratica, tramite stage e tirocini. Senza contare le offerte di lavoro.
Che rapporto c’è tra Glaux Security Solutions e i giovani?
C’è un rapporto di grande sinergia. I giovani hanno una grande consapevolezza del mondo contemporaneo e dei suoi meccanismi di funzionamento; perciò, sono una parte imprescindibile del nostro lavoro, sia in ambito tecnologico che in ambito analitico. La gioventù è anche un motore di cambiamento e di innovazione. D’altro canto, da studenti o da laureati si difetta di esperienza, che solo i “veterani” possono offrire. Glaux Security Solutions è una piazza su cui far incontrare queste due esigenze che soltanto insieme possono sostenersi e prosperare.
Un’ultima domanda più generale prima di lasciarci: da imprenditori, quali sono le principali difficoltà che deve affrontare chi vuole fare impresa in Italia?
Beh, sono tantissime! In primo luogo, c’è la burocrazia: ipertrofica e disorientante. La nascita di Glaux Security Solutions è stata lunghissima. Poi ci sono le difficoltà operative, che vanno dal trovare una sede funzionale a prezzi accessibili fino a orientarsi nelle varie normative tributarie e fiscali. Infine, non manca mai la scarsa conoscenza dell’imprenditorialità, che spesso può danneggiare le aziende neonate. La SRL semplificata, che nasce per agevolare la fondazione di imprese (sono sufficienti 100€ per aprirne una), viene guardata con diffidenza dagli investitori, che preferiscono investire solo su aziende già ricche. Chiudendo di fatto il mercato ai nuovi arrivati.
Spero che questa chiacchierata risulti istruttiva e piacevole ai miei lettori come lo è stata per me. Ringraziamo di cuore Emanuele e Alessandro!