L’inglese è una delle lingue più parlate e più studiate a livello mondiale, ed è la lingua della globalizzazione. Viene usato nella comunicazione internazionale ed è diventato un passepartout per poter viaggiare in ogni paese del mondo.
Nonostante la grammatica sia – in confronto alla maggior parte delle altre lingue straniere – abbastanza semplice, rimane un grosso problema: la pronuncia.
Differenza tra scritto e parlato
A tutti gli italiani che hanno studiato questa lingua è successo di leggere una frase scritta in inglese e rendersi conto di doverla pronunciare in maniera differente.
Ad esempio la parola “know” /nəʊ/ la pronunceremo “nou”, omettendo la k iniziale. O ancora le parole “care” /keə/, “where” /weə/, in British English vengono pronunciate con il cosiddetto schwa – fenomeno fonetico presente anche nei dialetti alto meridionali – che consiste, in inglese, nella mancata pronuncia della R.
Dunque è chiaro che chi desidera imparare questa lingua non può affidarsi solamente alla scrittura. Ma questo non vale solo per gli stranieri: gli stessi madrelingua hanno difficoltà nell’imparare a scrivere in inglese.
Le parole infatti non si dicono come si scrivono. L’inglese non è una lingua fonetica – a differenza dell’italiano e del tedesco – e per questa ragione scrivere senza imparare a memoria la forma scritta delle parole può risultare complicato.
Ma perché c’è differenza tra scritto e parlato?
La discontinuità tra la lingua scritta e la lingua parlata ha fondamenta storiche. Le lingue sono infatti organismi viventi; cambiano nel tempo sotto l’influenza dei parlanti che le utilizzano nelle varie epoche.
Codificazione della lingua scritta
Verso la fine del Middle English period (1350-1430) a causa di diversi fattori socio-culturali, come l’urbanizzazione, la nascita di nuove classi sociali, l’accesso del ceto medio al sistema educativo e le nuove scoperte tecnologiche nacque una nuova necessità: un inglese scritto standardizzato, con un lessico ed una grammatica comune a tutti i parlanti.
L’invenzione della stampa fu fondamentale per lo sviluppo della lingua inglese. Nel 1476 William Caxton inventò il torchio tipografico (the printing press), una macchina per stampare. Il primo libro che produsse fu The Canterbury Tales di Chaucer, considerato ancora oggi un caposaldo della letteratura anglosassone. Caxton, per stampare le copie, destinate al grande pubblico, aveva bisogno di una lingua standard, comprensibile a tutti.

Questo nuova necessità portó all’individuazione di un modello per la scrittura: la varietà dell’inglese di Londra del quindicesimo secolo. Questa scelta fu dovuta all’atteggiamento positivo che i parlanti avevano nei confronti di quella forma di inglese. Era la varietà più prestigiosa a quei tempi, parlata dalle classi medio-alte che stavano acquisendo potere.
Così la lingua scritta venne fissata, e con essa anche le regole grammaticali ed il lessico, tramite la composizione di glossari e vocabolari.
E la lingua parlata?
La lingua parlata continuò a cambiare.
Uno dei fenomeni che differenziò maggiormente lo scritto dal parlato fu il cosiddetto Great Vowel Shift. Iniziò nel quindicesimo secolo e portò il cambiamento delle vocali lunghe del Middle English.
Ad esempio la vocale lunga /i:/ fu la prima a cambiare, diventando un dittongo: [bi:t] > [bɜit] > [bəit] > [bʌit], corrispondente alla parola bite, pronunciata oggi [baɪt]. Lo stesso avvenne per le altre vocali lunghe: /e:/ ed /ɛ:/ diventarono /i:/, creando omofoni come meet e meat; /a:/ passò ad essere /ɛ:/ come in name pronunciato [neɪm]; /u:/ si tramutò nel dittongo [au] (house /haʊs/) e portò anche al cambiamento della /o:/ in /u:/ (food [fu:d]) e della /ɔː/ in /o:/ (bone [bəʊn]).
Questi cambiamenti spiegano in parte l’inconsistenza tra lo scritto ed il parlato. Come abbiamo visto in precedenza, la lingua scritta venne fissata intorno alla fine del 1400, mentre solo molti anni dopo verrà stabilito un modello standard per il parlato.
Nel sedicesimo secolo – l’epoca di Shakespeare – per la pronuncia verrà individuato come modello la varietà del triangolo formato da Londra, Cambridge e Oxford. Nei secoli successivi questo accento sarà chiamato Received Pronunciation, oggi conosciuto anche come the Queen’s English (l’inglese della regina) o BBC English.
Il futuro è nelle mani degli “Englishes”
Oggi lo scritto continua a cambiare lentamente, mentre la lingua parlata è in continuo movimento; come è naturale che sia. Inoltre, con la diffusione dell’inglese come lingua globale, il rischio di nuove variazioni e di contaminazioni è sempre più alto.
Il British English della BBC ha già smesso di essere il modello dominante. Con l’avvento del cinema di Hollywood, il successo dell’American way of life e la crescente forza economica degli USA, l’American English risulta essere il modello per il parlato più diffuso ed influente, anche se le varietà di inglese parlate nel mondo sono molte di più.
Oggi i linguisti possono riferirsi agli Englishes al plurale viste le numerose forme di inglese parlate nel mondo, sia come prima e seconda lingua, sia come lingua straniera, per la comunicazione internazionale.
Chissà come sarà l’inglese, scritto e parlato, tra cento anni.
Per quest’articolo ringrazio la mia professoressa di Lingua Inglese, Virginia Pulcini, presso l’Università degli Studi di Torino.