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Phubbing: perché ti riguarda

Un fenomeno moderno senza precedenti

È sabato sera, sei a cena con lei. Tavolo intimo, speri di far colpo, ma ha tirato fuori lo smartphone dalla borsa ed è su Instagram da mezz’ora. Un attimo e ti rispondo, dice, ma non prima di controllare anche chi le ha scritto su WhatsApp.

Esci col tuo amico, quello che non vedi da un po’. Non sapete che dirvi. Mentre passeggiate gli arriva una notifica sul Messenger. Per il resto del pomeriggio si isola, rispondendo a una chat con un’abnegazione tale da farti temere che qualche spia russa lo stia ricattando dall’altro capo dello schermo.

Sei in autobus con tuo fratello. Ti è tornata in mente quella cosa spassosissima successa nel 2008 ma appena inizi a parlargliene ti accorgi che sta leggendo articoli su Salvini e non ti ascolta. Durante tutto il viaggio avresti anche potuto essere da solo o parlare al gatto, lui sì che ti avrebbe compreso.

Hai capito di cosa parlo, vero? Il phubbing, termine nato dalla commistione di “phone” e “snubbing” (che significa snobbare), consiste nell’ignorare una persona per usare uno smartphone. È necessario dunque che l’atto sia compiuto in un contesto sociale per poter parlare di phubbing vero e proprio. Quella dello smartphone può essere considerata una dipendenza patologica, oltre che un fenomeno unico nella storia, appartenente solo al nostro secolo. Ma dai, esagerata! E che sarà mai?, dirai. Gli studi la pensano in modo diverso. L’ente di ricerca britannico YouGov ha affermato che più di sei ragazzi su dieci tra 18 e 29 anni vanno a letto usando il telefono e il 53% manifesta uno stato d’ansia anomalo se la batteria è scarica, non c’è credito o non prende internet. In America, secondo il centro di riabilitazione Morningside Recovery i 2/3 della popolazione sono nomofobici. La nomofobia, infatti, è la paura di rimanere disconnessi dal mondo virtuale, e dà luogo a comportamenti simili a quelli generati da gioco d’azzardo, shopping compulsivo, dipendenze affettive, tanto per citarne alcune. L’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, inoltre, afferma che il 79% dei ragazzi tra 15 e 20 anni non riesce a “staccarsi” dallo smartphone per fare una pausa che duri più di tre ore.

Non ti basta? La campagna Stop Phubbing, pioniera della lotta al fenomeno, dice sul suo sito: “If phubbing was a plague, it would decimate six Chinas”.

Ma quali sono le conseguenze?

“L’utilizzo smodato e improprio del cellulare come di internet può provocare non solo enormi divari tra le persone,” dice Ezio Benelli, presidente del Congresso Mondiale di Psichiatria Dinamica, “Ma anche portarle a chiudersi in se stesse, sviluppare insicurezze relazionali e alimentare paura del rifiuto, a sentirsi inadeguate e bisognose di un supporto anche se esterno e fine a se stesso”.

Il phubbing porta a un calo drastico dell’attenzione che rivolgiamo ai nostri cari e a chiunque abbia rapporti con noi. Lo sapevi che in Cina esistono marciapiedi appositi per chi cammina utilizzando lo smartphone? Si verifica poi un’alterazione delle relazioni e del proprio comportamento. In particolar modo crescono l’attitudine a volere “tutto e subito”, la noia, l’impulsività. Con i propri partner, invece, si stima che un buon 26% di relazioni si sia concluso per problemi che ruotavano attorno a uno smartphone e al suo utilizzo smodato.

Cambia anche la comunicazione. L’87% degli adolescenti dichiara di preferire il texting alla comunicazione face-to-face. In questo modo è più “facile” e immediato parlarsi, oltreché fare nuove amicizie preferendole alle presentazioni, quelle old-fashioned con la stretta di mano.

“Il 79% dei ragazzi tra 15 e 20 anni non riesce a fare una pausa dal telefono per più di tre ore”
Quanto tempo passi realmente con lo smartphone

Hai presente quando dici “Controllo un attimo la home di Facebook” alle 13.30, poi batti le palpebre e scopri che sono le 15.00? Sarà stato Marty McFly? Eri entrato nella stanza di Re Kaioh? Se vuoi veramente sapere dove sono finite quelle ore, prova la app QualityTime (www.qualitytimeapp.com/), che ti fornisce un’analisi del tempo trascorso sullo smartphone e la frequenza di utilizzo, indicando quali app usi di più al giorno e alla settimana, fino a 6 mesi. Alle brutte, ti permette di impostare anche delle notifiche per indicarti che stai passando troppo tempo allo schermo e devi prenderti una pausa. Ha poi un’opzione che limita l’accesso ad alcune funzioni per non distrarti e si può sincronizzare in collegamento con altri dispositivi. Hai un iPhone? Prova Moment (https://inthemoment.io), che svolge funzioni simili ed è leggera.