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Proiezione alla Mediateca Rai: Lalla Romano e Virginia Woolf

Un evento in collaborazione con Rai Teche e il Dipartimento di Studi Umanistici

Vi ricordate il progetto dell’intitolazione del giardino di Via Bertolotti di Torino a Virginia Stephen Woolf ? Ci sono tante novità!

Il 6 marzo ci sarà un evento in collaborazione con Rai Teche, il Dipartimento di Studi Umanistici di Torino e Fondazione CRT: la proiezione di una puntata del settimanale del 1974 Settimo Giorno, quella in cui Lalla Romano, intervistata da Enzo Siciliano, delinea un ritratto di Woolf. Chi meglio di una scrittrice poteva parlare di un’altra?

A introdurre l’evento ci saranno la Professoressa Teresa Prudente e la Dottoressa Valentina Borla, che abbiamo avuto il piacere di ospitare lo scorso anno per una diretta sul linguaggio di genere. Prudente e Borla sono le curatrici del progetto “Cento anni di flânerie al femminile”, il quale nasce

« […] nel contesto di un’iniziativa di valorizzazione dell’appropriazione di spazi urbani, individuali e collettivi, da parte delle donne, già avviata sul territorio come risultato della vincita, della dott.ssa Valentina Borla, del 1° premio, sezione Università, del concorso nazionale “Sulle Vie della Parità” (edizione 2020) bandito dall’Associazione Toponomastica Femminile […] »

Come si può leggere sul sito del progetto: www.flaneuse.unito.it.

L’evento si terrà alle 18:00 al Palazzo della Radio in Via Verdi 31 (Torino), qui di seguito potete trovare la locandina con tutte le informazioni legate all’iniziativa: RAI TECHE ARCHIVE ALIVE! – FLÂNEUSE. Dato che si parlerà di flaneuse e flânerie, facciamo un po’ di chiarezza.

 

Che cos’è la flânerie e chi è la flaneuse?

Il termine flânerie fa la sua comparsa agli inizi del XIX secolo in relazione al cittadino, o flaneur, che passeggia per la città senza un obiettivo preciso. E non a caso fa riferimento esclusivamente al cittadino uomo, perché raramente le donne potevano uscire liberamente di casa e passeggiare per le vie da sole. Anzi, una donna che passeggiava era una passeggiatrice e, se avete in mente il monologo di Cortellesi (e non la Cortellesi, per maggiori spiegazioni c’è un articolo ad hoc in cui spiego le ragioni di questa scelta), essere una passeggiatrice voleva dire essere una p…beh, avete capito.

Il momento in cui la passeggiatrice diventerà passante e inizierà a scrollarsi di dosso la nomea di cui sopra, sarà circa un secolo dopo, quando si emanciperà dal “focolare domestico” e si autodeterminerà in quando donna che passeggia.

In questo passaggio diventano fondamentali le protagoniste dei romanzi del periodo e le loro creatrici: dalle sorelle Brontë a Virginia Woolf. Quest’ultima, in particolare, ha fatto della flânerie e della flaneuse la sua firma. Basti pensare al suo romanzo più celebre e alla sua protagonista: Mrs Dalloway. Clarissa Dalloway è una flaneuse, che esce dagli stereotipi di genere e che afferma:

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« […] she would buy the flowers herself […] »

Un’azione semplice come comprare dei fiori e uscire per farlo diventa un modo per autodeterminarsi e imporsi in un mondo in cui la donna è relegata in un ambiente circoscritto e in cui viene rinchiusa e messa a tacere.

 

Perché il progetto è importante?

È molto importante, perché non solo si ripercorre la vita di una scrittrice come Woolf, ma soprattutto si prende atto di quanto quegli stereotipi che pensavamo non esistessero più sono ancora presenti e pesano come spade sulle nostre teste. E l’intitolazione, che a molti potrà sembrare quasi una banalità, è un punto di svolta perché quando percorriamo le strade delle nostre città, le vie non hanno nomi di donne.

Stando alle statistiche, sono ben poche le strade che presentano una toponomastica femminile e questo dato porta a vivere la città in un altro modo: dando per scontato che il nome di una donna, che ha contribuito in un certo modo al progresso della società, sarà destinato all’oblio.

Molti potrebbero obiettare che ci sono vie con nomi femminili. Sì, ma quanti di questi appartengono a donne laiche? Quasi nessuno, perché se viene intitolata una via a una donna, quella donna sarà quasi sicuramente una santa. Tutto questo rientra sempre nell’ottica di vederci soltanto come tali.

Questo dato, pensandoci, non è poi così sorprendente. Pensate a quante donne vengono chiamate con il loro nome e cognome sui giornali. Quasi nessuna. Pensate a quante vengono definite soltanto in base al loro ruolo di mogli o madri. Quasi tutte.

 

Tutti i link utili legati al progetto

pagine social: FB https://www.facebook.com/flaneuse.unito, IG https://www.instagram.com/flaneuse_unito/

sito del progetto: www.flaneuse.unito.it

articolo correlato: https://www.virginiawoolfproject.com/cento-anni-liberta-donne/