Se già prima del dilagare della pandemia da Covid-19 la cura della salute mentale era tenuta in scarsa considerazione, le recenti parole del Presidente del Consiglio non hanno fatto altro che avvalorare questo sentire comune. Durante la conferenza stampa dello scorso 8 aprile, Mario Draghi ha infatti affermato che bisogna vaccinare prioritariamente chi ha più di 75 anni, smettendo di far passare loro davanti, tra le varie categorie da lui citate, “gli psicologi di 35 anni”.
Queste parole non solo dimostrano quanto ancora sia diffusa una concezione dicotomica di salute fisica e salute mentale, ma evidenziano una netta posizione di secondaria importanza nella cura della seconda. Evitare questa tematica può solo alimentare il tabù che già aleggia intorno a essa e perpetrare lo stigma delle persone a cui è stato diagnosticato un disturbo o malattia mentale come bizzarre e strane o, peggio, come imprevedibili, ingestibili e pazze.
Definire la salute mentale
Tutto ciò che gravita intorno alla mente sembra misterioso e intangibile, e forse proprio a causa di questa comune concezione siamo portati a prendere con minore serietà i problemi legati a essa piuttosto che quelli, concreti e visibili, del corpo. Tuttavia, come tutti i concetti medici, anche la salute mentale è dotata di una precisa definizione. Il Ministero della Salute, in linea con quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, afferma che essa:
“È lo stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.
Il venire meno della salute mentale, dunque, interferisce con lo svolgimento delle attività quotidiane, è in grado di influenzare le relazioni interpersonali, ostacola una sana elaborazione delle emozioni e inibisce la capacità di adattamento ai cambiamenti. In breve, viene a mancare l’equilibrio che sta alla base della sfera conscia e, soprattutto, di quella inconscia.
Salute mentale e Covid-19
L’Oms ha espresso preoccupazione per il sottofinanziamento cronico di questo settore clinico dato che già in situazione prepandemica la maggioranza degli Stati stanziava meno del 2% del proprio bilancio sanitario nazionale per la cura della salute mentale. Da un’indagine condotta in 130 Paesi nel corso del 2020, è emerso che nel 93% di essi la pandemia ha di fatto impedito l’accesso ai servizi di salute mentale in un momento in cui la richiesta, al contrario, è notevolmente aumentata.
Mancanza di contatti sociali a causa dell’isolamento, impossibilità di sfogare le tensioni accumulate fuori casa, lutti, diminuzione se non perdita totale del proprio reddito e senso di paura generalizzata hanno, infatti, intaccato il benessere emotivo e psicologico della popolazione. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che durante e a causa del lockdown i disturbi d’ansia e del sonno, gli attacchi di panico e i casi di depressione hanno subito un netto aumento.
Qualche soluzione
Sempre secondo il sondaggio precedentemente citato, circa il 70% dei Paesi analizzati ha fatto ricorso alla telemedicina e alla teleterapia per cercare di compensare l’interruzione dei servizi di persona dovuta al coronavirus. Tuttavia, anche in questo caso si è verificata un’evidente disparità tra Paesi ad alto e basso reddito nell’adozione di queste soluzioni: se i primi ne hanno fatto ricorso in più dell’80% dei casi, i secondi non arrivano nemmeno al 50%.
Inoltre, sebbene l’89% dei Paesi abbia affermato che la salute mentale e il supporto psicosociale siano compresi nei loro piani per contrastare il Covid-19, solo il 17% di questi ha effettivamente le risorse economiche per farlo. Eppure, investire nella cura della salute mentale porta a innegabili miglioramenti sia a livello di benessere sociale sia di produttività.
I disturbi e le malattie mentali sono curabili, non sempre guaribili, ma nel caso in cui non sia possibile giungere alla guarigione si può, e si deve, fare ricorso a terapie in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze di esse per permettere all’individuo di continuare la propria esistenza con serenità ed equilibrio.