Da due mesi la vita scolastica degli studenti italiani ha dovuto adattarsi all’inedita situazione originata dall’emergenza sanitaria. Tra lezioni online, esami da remoto e l’incognita del prossimo settembre, abbiamo chiesto a tre studenti di raccontarci la loro nuova quotidianità.
Sabina, 18 anni
Passione per la danza e mente già rivolta al futuro test di medicina, Sabina aveva aspettative decisamente diverse per il suo ultimo anno di liceo classico.
La vostra è una classe 2.0, abituata fin dal principio a lavorare con la lavagna multimediale. Come si sta svolgendo la didattica a distanza e quali sono le difficoltà che avete riscontrato?
Noi siamo una classe 3.0, addirittura. Abbiamo sempre utilizzato l’iPad dalla quarta ginnasio quindi per questo siamo abbastanza esperti. Tante volte, però, ci sono dei problemi di connessione, molti miei compagni abitano in paesini, io stessa abito in un paese piccolissimo. Il Wi-Fi è sempre qualcosa di precario ed è ovvio che non si può pensare di fare una lezione come la si faceva in classe perché la concentrazione è di gran lunga inferiore.
Durante le interrogazioni, ci fanno tenere la webcam accesa per poterci vedere, ma anche questo è un problema perché, come dicevamo, a volte la connessione non supporta. Siamo immersi nel nostro ambiente familiare, abbiamo anche i ritmi un po’ sballati perché non tutti fanno lezione al mattino e quindi ci dobbiamo saper organizzare, mentre quando si andava a scuola si aveva un proprio ritmo che si manteneva durante tutto l’anno scolastico.
La maturità di quest’anno sarà inevitabilmente diversa da tutte le altre, dalla “notte prima degli esami” alle prove stesse. Ci racconti come si svolgerà?
Ci saranno solo gli orali che partiranno dal 17 giugno, giorno in cui all’inizio era programmata la prima prova scritta. Si svolgeranno in presenza mantenendo la distanza di sicurezza e una professoressa ci ha detto che il preside ha comprato dei divisori in plexiglass in modo da distanziare i professori. Probabilmente avremo anche le mascherine.
Le materie di quest’anno per noi sono greco, latino, italiano, storia dell’arte, inglese, matematica, fisica e scienze naturali. L’orale non si sa ancora, però, quanto durerà. Prima si diceva di fare un maxi orale solo che più di un’ora non si può farlo durare, diventa qualcosa di estenuante. Secondo me sarà un’orale di lunghezza normale, ma in queste condizioni.
Inoltre, c’è la questione del punteggio: 40 punti saranno assegnati al colloquio orale, mentre gli altri 60 al nostro curriculum. Ci sarà un presidente esterno, mentre tutti gli altri professori sono interni, e questo presidente chiederà l’alternanza scuola-lavoro e il percorso su cittadinanza e Costituzione.
Durante il quinto anno di liceo si fanno tante cose “per l’ultima volta”. Cosa ti mancherà maggiormente di non aver potuto fare?
In generale un po’ tutta l’ultima settimana di scuola, perché si pensa che è l’ultimo lunedì, l’ultimo martedì… Poi mi mancherà sicuramente l’ultima campanella, mi mancherà salutare le bidelle, entrare in segreteria per l’ultima volta, fare la coda alle macchinette, la cena con i professori e con gli altri miei compagni.
A me l’hanno sempre descritto come un momento di grande emozione e sarebbe stato anche un’occasione per vedere i professori al di fuori della loro ottica istituzionale, al di fuori della loro solita veste, e confrontarci come persone. Era un modo per vederli in un’altra luce, per fare in modo che anche loro vedessero noi in un’altra luce e ritrovarci tutti per un’ultima volta sapendo che stiamo portando a termine un percorso durato cinque anni. Era condividere un momento, una serata con tutti i miei compagni con cui ho condiviso tanto per poter coronare questo liceo.
Antonio, 21 anni
Da sempre grande appassionato delle lingue classiche, Antonio è all’ultimo anno di laurea triennale in Storia Antica e Filologia Classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Le ultime lezioni dei corsi che hai seguito e il tuo ultimo esame sono stati online. Come ti sei trovato in questa situazione inedita?
Ho seguito poche lezioni avendo praticamente finito gli esami. Sto seguendo, però, le lezioni di tedesco e di latino per i seminari e ho trovato comodo questo sistema, devo dire la verità. Il programma si segue lo stesso, si riesce a continuare allo stesso modo. È chiaramente più difficile rispetto alle aule, però non è un sistema così impossibile come lo avevo immaginato all’inizio, prima di trovarmi in questa situazione.
Avendo terminato gli esami della triennale, il passo successivo sarà la laurea. Le biblioteche dovrebbero riaprire il 18 maggio, intanto come raccoglierai materiale per la tesi? Pensi che anche la tua laurea si svolgerà telematicamente?
La maggior parte del materiale la raccoglierò tramite internet, anche se purtroppo non ho trovato moltissimo per la mia tesi. Un po’ del materiale, invece, lo avevo già oppure l’ho ordinato tramite Amazon, per esempio ho comprato dei libri da tenere a casa.
È molto probabile che la mia laurea si svolgerà telematicamente, ma in realtà non saprei, dipende dal periodo. Se veramente riuscissi nel mio progetto di laurearmi a giugno-luglio, non credo sia probabile che ci facciano andare a Pisa solo per la seduta di laurea, dipende chiaramente da come andranno la fase 2 e 3 (ndr: dal 4 maggio saranno di nuovo consentiti esami e lauree in presenza se le università riusciranno a garantire le misure di sicurezza e il distanziamento sociale)
Da tre anni sei andato a studiare in un’altra regione e come tanti sei tornato nella tua città a causa dell’emergenza sanitaria. Come sta andando questa permanenza a casa per molto più tempo rispetto al quale eri ormai abituato?
Nonostante il fatto non fossi più abituato, non mi crea particolare fastidio stare a casa. L’unica cosa che mi dispiace è che non si possano vedere amici e che la vita normale sia stata brutalmente interrotta. In generale a casa un pochino riesco a lavorare e riesco a occuparmi anche di altro per cui non sono in completo stato di disperazione, ecco!
Aurora, 22 anni
Al primo anno di laurea magistrale in Culture Moderne Comparate, Aurora ha trascorso gli ultimi due anni in Francia grazie a un’esperienza binazionale vissuta tra l’Università degli Studi di Torino e l’Université de Savoie Mont Blanc di Chambéry.
Tornare da un’esperienza di mobilità studentesca non è mai facile. Forse nel tuo caso lo è stato ancora di più avendo trascorso due anni in Francia per la laurea binazionale, triennale prima e magistrale poi. Ci racconti come si è svolto il tuo ritorno?
Tornare a casa da un Erasmus penso che sia sempre difficile, soprattutto in una situazione del genere perché ti ritrovi a tornare da un giorno all’altro, senza neanche realizzare che la tua esperienza è finita e non poter salutare i tuoi amici. Tornare a casa dopo un anno e mezzo via dove hai i tuoi ritmi, le tue abitudini, è sicuramente faticoso.
Per quanto riguarda il mio ritorno, dopo che Macron ha chiuso tutto, per una settimana sono stata in casa in attesa di capire cosa fare. Abbiamo chiamato consolati, ambasciata italiana a Parigi, Farnesina ed eravamo in contatto con l’università sia di Chambéry sia di Torino. Il 23 marzo siamo riusciti a tornare a casa. Per rientrare abbiamo preso un taxi che ci portasse fino alla frontiera dalla parte francese a Modane dove c’era una navetta per Bardonecchia. Arrivati a Bardonecchia, c’era un treno che arrivava fino a Torino e da qui sono riuscita a prendere il treno per tornare a casa dopo quasi una giornata. Tornata in Italia mi sono dovuta dichiarare all’Asl e mi sono dovuta mettere in isolamento fiduciario per 14 giorni.
In Francia hanno cominciato a prendere provvedimenti contro il coronavirus alcune settimane dopo l’Italia. Quali sono state le tue impressioni sulla situazione prima di tornare a casa?
Anche in Francia c’erano dei casi, ma non li hanno dichiarati subito e la percentuale di positivi era molto più bassa perché non facevano tamponi se non su esplicita richiesta della persona. In seguito si è iniziato a capire che questo virus c’era e che la Francia non era immune, però si continuava a far finta di niente.
Nel frattempo, era stato appurato che una ragazza italiana dell’università di Chambéry era positiva. Noi ci aspettavamo che sospendessero le lezioni e così è stato, ancora prima del discorso di Macron. La Francia per me è stata un po’ lenta a partire, ha sottovalutato tanto la cosa all’inizio, ma quando hanno preso provvedimenti devo dire che in pochi giorni hanno deciso tutto.
Gli insegnanti francesi come hanno deciso di affrontare la questione lezioni ed esami? Anche a Chambéry è diventato tutto telematico?
L’anno dell’università francese è strutturato in modo completamente diverso rispetto a quello italiano e quando è successo tutto mancavano poche lezioni alla fine del semestre. Alcune le ho fatte in videoconferenza e per un corso il professore ci ha mandato degli articoli da leggere divisi nel numero di lezioni che mancavano. Per le traduzioni ci trovavamo e confrontavamo in videoconferenza tra di noi e poi le inviavamo per mail alla professoressa che ci rispondeva con le correzioni.
Per gli esami sono stati lenti a decidere perché stavano cercando una soluzione che andasse bene per tutti. Ci hanno comunicato che dei corsi di cui abbiamo già dei voti parziali l’ultima parte di esame sarà facoltativa. Avrò ancora degli orali a maggio, ma non ho ancora tutte le date precise, e una dissertazione scritta da preparare e inviare.