Raccontare una storia, mostrare una parte di sé. Sono volontà di tutti gli esseri umani, che da sempre cercano una loro modalità di espressione. Oggi, nel mondo contemporaneo, grazie ai social è diventato sempre più accessibile ritagliarsi uno spazio di racconto personale. L’ultimo arrivato nella platea è Tik Tok, cinese di produzione, creato nel 2016, in pochi anni ha conquistato un pubblico globale e dopo il lancio ufficiale sul mercato dello scorso anno, oggi, nella sua versione di applicazione, è facile trovarlo scaricato sul telefono di una grande fetta di popolazione. Soprattutto in quella dei giovanissimi dai 10 ai 16 anni, che ne sono fruitori ed utenti per eccellenza. Su Tik Tok è possibile realizzare dei mini video con sottofondo musicale a scelta della durata massima di 15 secondi. L’idea ricorda l’esperienza di Musically, social lanciato qualche estate fa che permetteva agli utenti di realizzare allo stesso modo dei video musicali. Nel 2017 infatti la Bytedance, start up creatrice di Tik Tok, l’ha comprata e ha fuso le due applicazioni in un unico prodotto.
Una sfida “senza filtri”
La sfida che il social lancia è molto competitiva: creare il contenuto più divertente, impressionante o apprezzabile. Per farlo si è disposti a tutto, senza freni né per quanto riguarda la moralità né il buon senso. Una comunicazione a tratti estrema, reale ma fantasiosa in cui la creatività è la regola ma lo sono anche l’esibizionismo e la spettacolarizzazione. Inverte le rotte di marcia dei social affermati, riportando in primo piano la struttura dei like, la cultura del “mi piace” e veicolando un contenuto costruito, a discapito di uno “senza filtri”. E tutto questo attraverso il medium del video, una delle forme più usate nella comunicazione di oggi, da quella personale a quella giornalistica, passando per quella commerciale. Secondo le previsioni Cisco, nel 2017 il video sarebbe stato responsabile per il 72% del traffico dati su smartphone. Secondo le ultime ricerche dati di Facebook e Youtube, i video nel 2019 rappresentano il 90% dei contenuti presenti sui social network. E i più condivisi, con un tasso del 92%, hanno generato 1200 interazioni in più rispetto agli altri medium.
La questione della privacy
Ma se sul fronte della modalità è vincente, il social ha ancora molto da lavorare su questioni come la privacy. Proprio nel 2019 infatti, Tik Tok è stato multato dalla FTC (Federal Trade Commission) per 5,7 milioni di dollari. Una cifra record per l’ente statunitense, che non aveva mai raggiunto numeri così alti. Questo perché in materia di privacy e dati personali il social ha violato la legge che tutela i minori inferiori ai 13 anni, che senza il consenso presentato dei genitori non possono diffondere la propria immagine. Era invece molto ampia l’utenza di under 13 che fruiva del social e diffondeva contenuti personali senza neanche poter godere di un profilo privato, impostazione che originariamente il social non permetteva. Non una bella pubblicità per la compagnia, che non sembra però preoccuparsene, dato che oggi vale oltre 75 miliardi di dollari.
Un colosso a livello globale o una moda passeggera? Bisognerà aspettare per vedere quale sarà il destino di Tik Tok. Inevitabilmente pone alcune perplessità. Prima di tutto in materia di contenuti: rispetto ad altri social che tentano di inserire nel mondo digitale contenuti più sofisticati e di vera informazione, i soli video musicali si pongono in controtendenza, rendendo difficile immaginare un’affermazione duratura di questa comunicazione e il coinvolgimento di un target più ampio e plurigenerazionale.