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Un anno senza Internet

Aveva 26 anni e si sentiva consumato. Voleva scappare da tutte le mail, i messaggi e il costante flusso di informazioni del web. Stava soffocando, e voleva respirare.

Insoddisfazione

Alle 23:59 del 30 aprile 2012, Paul Miller, staccò il cavo dell’Ethernet, spense il Wi-Fi e cambiò il suo smartphone per un vecchio cellulare, senza connessione ad internet. Si sentì libero.

Aveva 26 anni e si sentiva consumato. Voleva prendere una pausa dalla vita moderna. Voleva scappare da tutte le mail, i messaggi e il costante flusso di informazioni del web. Si sentiva soffocare, e voleva respirare.

Compiuti dodici anni, internet diventò una parte integrante della sua vita. Mentre dai quattordici, la rete si trasformò in un mezzo per sostenersi economicamente. In meno di dieci anni era passato dal distribuire giornali cartacei, allo scrivere articoli di tecnologia su web.

Così iniziò a chiedersi se non ci fosse qualcosa di più. Forse la vita reale lo stava attendendo dall’altra parte dello schermo.

Aspettative

Il suo piano iniziale era quello di lasciare il suo lavoro, andare a vivere dai sui genitori, leggere e scrivere libri, e crogiolarsi nel suo nuovo acquisito tempo libero.

Tuttavia The Verge – il giornale web per cui scriveva e continua a scrivere – decise di pagarlo. Doveva documentare la sua esperienza di un anno senza internet. Scoprire come esso aveva trasformato la sua vita. Studiare il web osservandolo a distanza. Capire come esso stesse corrompendo la società, per poter reagire.

Il suo obiettivo era quello di diventare una persona migliore, disconnessa dalla rete. Ma, soprattutto, mirava a mostrare agli altri una via per riconnettersi con la realtà.

Offline

Paul non aveva parole per descrivere la sensazione di libertà che aveva provato non appena si fu disconnesso. Si sentì presente. Dalla sua testa scomparve quel rumore di fondo legato ai messaggi a cui dover rispondere, ai Tweet che avrebbe potuto scrivere, alle foto per Instagram che avrebbe potuto postare.

Si sentì più partecipe nel momento in cui entrava in contatto con le persone. Le emozioni erano più forti, complete. Non erano deviate da altri pensieri. Si fermava per la strada ad annusare i fiori. Prestava maggiore attenzione alle persone che lo circondavano quando si trovava in un bar. Non aveva più distrazioni.

Riuscì ad essere molto produttivo. Scrisse e lesse molto. Perse qualche chilo. Le persone gli dicevano che sembrava più felice. Si ritrovò ad essere più spensierato e rilassato. Aveva eliminato lo stress al quale la rete lo sottoponeva da anni.

La scoperta della noia fu però ciò che più lo sorprese. E’ una sensazione alla quale la maggior parte delle persone non è più abituata. Alcuni – i nativi digitali – hanno addirittura avuto così poca esperienza della noia che probabilmente non l’hanno mai davvero percepita. La si combatte piazzandosi di fronte ad un televisore, computer o smartphone. Si blocca il flusso di pensieri e ci si distrae.

Paul ne fu colpito numerose volte. Era disarmato e senza connessione. La noia lo spinse ad ascoltare i suoi pensieri. Nuove idee, nuovi progetti, nuovi modi con cui occupare il tempo.

Vivere offline gli diede ampi spazi di libertà. Si concentrò su se stesso, sui suoi progetti e sulle persone che gli erano vicine. Si senti connesso alla realtà. Almeno, questo è ciò che gli sembrò durante i primi mesi.

Off the world

Verso la fine del 2012 Paul tornò alle vecchie abitudini. Imparò a fare le scelte sbagliate anche senza la presenza di internet. Abbandonò le sue precedenti abitudini positive della vita offline, e ne trovo delle altre.

Il divano tornò ad essere il suo posto preferito. Alcune settimane non usciva con nessuna persona. Appoggiava i piedi sul tavolino del caffè, mentre giocava con i videogames o ascoltava audiolibri.

Dunque, non era internet a fornirgli delle distrazioni. Ma lui stesso.

Inoltre si rese conto che man mano che il tempo passava i rapporti con le altre persone si allentavano. All’inizio contattava i suoi amici tranquillamente, facendo una chiamata. Ma dopo un po’ era diventato scomodo. Mandare un e-mail sarebbe stato molto più semplice che contattarli telefonicamente.

Non sa descrivere esattamente che cosa sia cambiato verso la fine. Inizialmente a farlo stare bene era il non avere nessuna pressione proveniente dalla rete. Ma sul lungo termine, non avere internet lo aveva tagliato fuori dal mondo.

La realtà nel mondo virtuale

Immaginiamo che le relazioni sociali tra esseri umani avvengano a bordo di un treno. Chi è a bordo è in grado di comunicare con gli altri. Chi invece non lo è rimane isolato.

Il treno è la rete, e chi è disconnesso si trova ad essere escluso dal mondo.

A marzo 2013 Paul partecipò ad una conferenza ed ebbe l’occasione di parlare con Nathan Jurgenson, un teorico di internet. Egli gli disse che c’è molta realtà nel mondo virtuale, e c’è molta virtualità nel mondo reale. Questi due mondi sono diventati così strettamente interconnessi che ormai sono una cosa sola.

Gli appuntamenti, gli eventi, le notizie, le informazioni, gli amici, il lavoro, la scuola, le mappe. La realtà della nostra società è fortemente legata ad internet.

Equilibrio

1 maggio 2013, 00:00. Dopo un anno senza internet Paul è pronto a connettersi di nuovo. Suo fratello e la sua famiglia vivono lontani e, senza poter utilizzare Skype, un anno offline è stato un anno con pochissimi contatti.

Quando ha l’occasione di parlare con sua nipote le chiede se ha capito perché lui nell’ultimo anno non l’abbia mai chiamata su Skype.

Ho pensato che non volessi parlare con me.

Lei ha 5 anni, ancora non ha le idee chiare di che cosa sia il web. Così Paul prende una matita, e con le lacrime agli occhi inizia a disegnare che cos’è internet. Computer, televisioni, smartphone: tutti connessi da delle linee. Quest’ultime rappresentano la rete. Le mostra il suo computer, disegna la linea. E poi, con la gomma, la cancella.

Si era sbagliato. Il problema non era internet, ma il modo in cui lui lo utilizzava, e lo percepiva.

Ha osservato che i suoi genitori, figli di un’altra generazione, utilizzano internet in maniera completamente diversa dai giovani. Lo guardano, lo consultano. Li permette di rimanere in contatto con i figli lontani e per loro è un prezioso strumento dal quale attingere informazioni. Ma dopo aver trovato ciò che cercano, spengono lo schermo, e tornano a pensare alla realtà. Si connettono e si disconnettono.

Epilogo

Dopo essere tornato online, Paul Miller ha continuato a condividere la sua esperienza con il mondo. Ha pubblicato un articolo su The Verge e tenuto un discorso per TED Talks.

Nel corso degli anni ha influenzato molte persone a prendere una pausa dalla rete. Oggi continua ad essere attivo in ambito giornalistico, occupandosi della sua più grande passione, la tecnologia.