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Un dissidente coi baffoni “alla Stalin”

Vita e opere di Giovannino Guareschi

Un omaccione con “mani grandi come badili”

Giovannino Guareschi nasce nel 1908 a Fontanelle di Roccabianca (Parma) da una famiglia piccolo borghese (ironizzerà spesso sul proprio nome, che poco si confaceva a un omone della sua stazza). Il padre, un commerciante, era amico personale del sindacalista socialista Giovanni Faraboli, mentre la madre, profondamente religiosa e di idee monarchiche, era maestra elementare. Giovannino farà di questi tre elementi, socialismo, cattolicesimo e monarchismo, assieme all’amore incondizionato per la propria terra, il fulcro della sua attività letteraria. Al ginnasio, frequentato a Parma, conobbe l’istitutore Cesare Zavattini, uno dei teorici del Neorealismo italiano. Insieme fondarono un giornale studentesco. Nel 1936 i due diedero avvio al Bertoldo, un pungente (per quanto lo consentiva la censura fascista) quindicinale satirico e umoristico, che si distinse da subito per lo stile leggero e anticonformista, molto diverso dalla roboante, vuota retorica delle testate contemporanee. In poco tempo Giovannino ne divenne caporedattore portando la tiratura a mezzo milione di copie. Sul Bertoldo, in linea con l’anticonformismo che costituiva una parte del suo carattere deciso e poco incline ai compromessi, Guareschi divenne celebre come illustratore per la serie delle vedovone,  figure di donne che curavano poco l’aspetto fisico, in contrapposizione alla impazzante moda dei giornali che proponeva figure femminili alquanto seducenti.

 

La guerra

Prendersi una sbornia a volte può portare in caserma, a Guareschi toccò anche restarci. Infatti nel 1943, appresa la notizia (poi rivelatasi falsa) della morte del fratello sul fronte russo, Giovannino cercò conforto nel vino, conforto che porto con sé anche una lunga serie di invettive poco lusinghiere nei confronti del Presidente del Consiglio di allora (che era anche ministro dell’Interno e di altre cose). La faccenda gli costò il richiamo alle armi come ufficiale. L’8 settembre fu arrestato e deportato in Polonia e poi in Germania, essendosi rifiutato di giurare fedeltà alla RSI. Della prigionia in campo di concentramento ci parlano i suoi La favola di Natale e Diario clandestino.

 

Il dopoguerra

Al suo ritorno in Italia fondò il Candido, rivista indipendente di simpatie monarchiche. Da qui lancerà i suoi strali di fervente anticomunista. Celeberrime le sue vignette sui “compagni trinariciuti” che prendevano alla lettera gli ordini dei dirigenti nonostante i chiari errori grammaticali, poi rettificati al grido di “Contrordine, compagni!”. In occasione delle elezioni politiche del 1948 si specializzò a coniare memorabili slogan come “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no”. In quell’anno uscì il primo romanzo della fortunata serie su Don Camillo e Peppone, conosciuta soprattutto tramite i film che ne furono tratti. Il rapporto con la DC però non fu per nulla pacifico. Dalle vignette del Candido accusò più volte i dirigenti del partito di incoerenza, venendo poi condannato per diffamazione a carico di Einaudi e De Gasperi. Dopo la condanna definitiva Giovannino chiosò: «per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione».

 

Don Camillo e Peppone. Il Bernanos italiano?

Il paragone con Georges Bernanos è quasi scontato. Tuttavia Don Camillo e Diario di un curato di campagna conservano le loro differenze: l’eterna lotta tra il Bene e il Male, l’afflato quasi mistico e il semi-giansenismo che permeano le pagine del romanziere francese in Guareschi lasciano il posto a sentimenti ben più italiani. I personaggi si muovono anch’essi in un piccolo orizzonte campagnolo (la Bassa di Guareschi è l’Artois di Bernanos), ma, pur nella feroce lotta che divide cattolici e comunisti, proprietari e mezzadri, sindaci e parroci, essi cercano di orientare le loro azioni principalmente secondo il buonsenso tipico della società contadina, fermo restando che spesso il torrido sole della Bassa ne martella le teste riscaldandone gli animi.