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Un mini viaggio letterario e cinematografico alla scoperta del conflitto interiore

"Lo specchio della vita" e "L'amica geniale" a confronto

Prendiamo in considerazione Lo specchio della vita nel remake del 1959 dell’omonimo film prodotto nel 1934 e basato sull’omonimo romanzo, diretto da Douglas Sirk e ambientato tra gli anni quaranta e gli anni sessanta del secolo scorso negli Stati Uniti. 

La pellicola racconta la storia di Lora Conflitto interioreMeredith (interpretata dalla magistrale Lana Turner), un’attrice che cerca la scrittura giusta per tornare in auge, vedova e con una figlia, Susie (Sandra Dee), di sei anni.

Le due donne incontrano, per caso, Annie Johnson (Juanita Moore), una donna di colore, e sua figlia Sarah Jane (Susan Kohner), la quale aveva già fatto amicizia con la figlia di Lora, data, anche, la stessa età. Annie e sua figlia stanno disperatamente cercando un posto dove stare e le viene in aiuto proprio la madre di Susie. Ella, infatti, si era proposta subito di dar loro una mano e Annie non si era tirata indietro, a patto di diventare la loro domestica. Di fronte a questa richiesta, Lora, che sulle prime non voleva accettare perché non le sembrava giusto, cede. Le due, comunque, diventeranno amiche come le loro figlie. 

Ora, la peculiarità che non ho ancora menzionato è che Sarah Jane è bianca. Sì, perché, come spiega sua madre alla signora Meredith, “Il padre, morto da qualche tempo, era molto chiaro di carnagione e lei è nata così”. Se per le donne menzionate il colore della pelle della signora Annie non è un problema, non la pensa allo stesso modo Sarah Jane. Ci troviamo, infatti, negli Stati Uniti, proprio nel periodo della discriminazione razziale e ci aspetteremmo che la signora Lora aderisca a questa concezione, considerando anche che ella incarni perfettamente il prototipo statunitense della “donna”: alta, magra, bionda e bellissima. Eppure non è così, è invece Sarah Jane a farsi condizionare da questi stereotipi, vuoi per ribellione, vuoi per il periodo, ed inizia a considerarsi “bianca”.
Il film va avanti e lei due ragazzine crescono; Lora diventa una grande attrice ed Annie è rimasta ad occuparsi della casa e della figlia.

Sarah Jane, crescendo, continua ad acuire l’aspetto menzionato poco fa e diventa una costante sempre più presente nella sua vita, tanto da portarla a scelte molto pericolose. 

Tralasciando il cinema e concentrandoci unicamente su questo aspetto, è interessante il conflitto interiore che la nostra Sarah esterna. Lei si trova ad avere una madre di colore, un padre morto da tanto tempo e a vivere in una società che, purtroppo, discrimina chi ha un colore diverso e lei stessa è bianca. È come se volesse e potesse scegliere ciò che, di fatto, non è. E alla fine sceglierà proprio questa via. Ovviamente, nessuno qui vuole ribadire il solito discorso che si può essere diversi da come si è nati ecc…Qui si sta prendendo in esame un interessante conflitto interiore che si può applicare a tanti altri rami. Questo perché l’animo umano è variopinto e ogni secondo sperimenta una sfumatura diversa del proprio sentirsi “umano”. 

Un romanzo che si accosta molto a questo punto è, a mio avviso, L’amica geniale. Quest’ultimo fa parte di una serie di romanzi scritta da Elena Ferrante e su cui è da poco uscita una serie televisiva firmata da Saverio Costanzo. 

Nel primo si affronta il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza di due bambine -e poi ragazze- nate in un rione di Napoli intorno agli anni ’40. La vicenda vera e propria prende piede negli anni ’50 inoltrati, quando entrambe iniziano a frequentare la scuola elementare. 

Lila e Lenù -questi sono i loro diminutivi- sono e non sono allo stesso tempo “l’amica geniale”, perché ognuna delle due è tale per l’altra. La loro amicizia va oltre tutto quello che poteva essere l’Italia povera del dopoguerra e rimarranno amiche per tantissimo tempo. Ciò che mi stupisce di entramconflitto interiorebe, che sono molto diverse per quanto simili, è che ognuna affronta tanti conflitti interiori; sotto certi aspetti essi sono simili a quelli affrontati da Sarah Jane nel film citato prima.

Vediamo quali sono.

Lila è, tra le due, quella che più risente della povertà dell’epoca, perché i genitori sono molto poveri e devono crescere diversi figli. Il padre è un calzolaio (anzi, uno scarparo) e la madre si occupa della casa. Lila si rivela subito molto intelligente e la maestra della scuola elementare cerca in tutti in modi di convincere i genitori a farla continuare a studiare. Peccato, però, che i genitori non comprendano l’importanza dello studio e necessitino di denaro, cosa che la calzoleria non poteva permettersi di offrire. E poi c’è la questione della condizione femminile, che ritornerà spesso nel romanzo e alle volte stupirà il lettore.

Noi vediamo tutto con gli occhi di Lenù, che, al contrario, risente meno della povertà, ma questo non significa che anche lei non sappia che cosa significhi doversi lavare in una tinozza o avere gli scarafaggi per casa. Anche lei è molto intelligente; grazie ai suoi genitori (per un primo momento grazie al padre, poi si aggregherà anche la madre) riuscirà a studiare. 

Gli occhi di Elena (è questo il suo nome completo) ci accompagnano per tutto il romanzo e, come detto poc’anzi, noi vediamo tutto con essi. Ella è in una continua lotta con se stessa e spesso con Lila, perché ciò che faceva lei lo doveva fare anche la nostra narratrice. Ed è così per tutto il romanzo: noi seguiamo la sua crescita, il corpo e la mente che cambiano e soprattutto lei che si fa donna e affronta la vita. È sempre un passo avanti e un passo indietro alla sua amica. È una lotta costante che è sempre d’amore; infatti Lenù vuole bene a Lila, sebbene quest’ultima spesso si distacchi da lei. 

Un altro punto interessante è proprio questo: ci sono dei momenti nei romanzi (resi perfettamente nella serie televisiva) in cui Lila si allontana da Elena e per diverso tempo non si vedono. Ogni volta mi sono chiesta se lo facesse per un motivo ben specifico; considerata la sua spiccata intelligenza, poi, mi sembrava assurdo che non ci fosse qualcosa di molto astuto sotto, mai, però, a danno di Elena. In alcuni momenti si allontana quasi come se volesse allontanare la stessa Lenù da quel mondo fatto di povertà, di noncuranza, di sete di denaro e di un conseguente arricchimento, di rispetto a persone ignobili,  analfabetismo e tanto risentimento. È iconico il momento in cui Lila, che sta per sposarsi, dice a Lenù che dovrà continuare a studiare e, implicitamente, di andarsene via da quel posto. La seconda rimane particolarmente attonita, non capisce le sue intenzioni e le risponde che prima o poi le scuole finiranno, ma Lila ribadisce quanto detto e Lenù non può che acconsentire. Chiosa, poi, con una frase ad effetto: “Tu sei la mia amica geniale”. 

E così arriviamo alla fine di questa riflessione. Un viaggio interessante tra il mondo del cinema e della letteratura, tra una ragazza che si sente fuori posto e due amiche che crescono insieme.