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Una settimana senza notifiche

Senza le notifiche non ho usato di meno il mio smartphone: l'ho usato meglio e non ho perso nulla

Quanto siamo influenzati dalle notifiche?

Credo che tutti gli studenti che siano stati tali nell’era degli smartphones siano d’accordo sul fatto che il cellulare che ci portiamo sempre appresso sia una grossa fonte di distrazione per quanto riguarda lo studio. Internet è una distrazione. C’è sempre qualcuno con cui parlare, qualcosa da vedere, qualcosa da fare… Non c’è spazio per la noia in rete. Ma più del contenuto e del contenitore, la distrazione maggiore è offerta dal mezzo: le notifiche.

Le notifiche sono infatti quel suono, quella vibrazione, quel numerino su sfondo rosso che ci ricordano di aprire un’applicazione. Noi dipendiamo dalle notifiche; controlliamo i social per accertarci della loro presenza e per farci guidare nell’apertura di messaggi ed e-mail. Esse ci rendono felici; stimolano reazioni chimiche all’interno del nostro cervello che producono quella specie di brio che ci rende addirittura soddisfatti al pensiero che qualcuno ci stia pensando o stia aspettando una nostra risposta. Non è infatti una triste e solitaria schermata quella di un cellulare senza notifiche? Senza messaggi? Senza nessuno in cerca di noi?

Per quanto utili nel segnalarci gli aggiornamenti, il problema delle notifiche è che ci privano della nostra autonomia. Esse sono lo strumento che ci ricorda di aprire un’app o di visitare un sito, quando forse tutto ciò che volevamo fare era solo controllare l’ora. Ci ricordano che dobbiamo rispondere ad un amico mentre stavamo facendo tutt’altro, facendoci perdere la concentrazione rispetto al luogo e momento in cui ci troviamo. E quando non le consideriamo, lasciano comunque nella nostra mente il pensiero di dover rispondere più tardi a quel messaggio che ormai abbiamo letto dalla schermata di blocco, ma non ancora aperto; lasciando che la nostra mente inizi a ruminare su una possibile risposta, mentre ci stavamo occupando di tutt’altro.

Oltre all’impatto “esterno”, le notifiche controllano anche il modo in cui navighiamo tra le app dei nostri smartphones. Ci dicono chi ci sta cercando, dove ci sta cercando. La schermata diventa una palestra nella quale passiamo dalla pagina di Wikipedia sulla sindrome di Asperger ad un messaggio su Whatsapp sedici volte nel giro di pochi minuti, senza nemmeno più capire cosa la sindrome di Asperger sia.

Probabilmente, se non ci arrivassero le notifiche da Whatsapp continueremmo a leggere Wikipedia indisturbati finché il nostro personale desiderio di conoscere se qualcuno abbia risposto al nostro messaggio, ci guidi alla chat di Whatsapp. Chissà.

L’esperimento: una settimana senza notifiche

Per questa ragione, una settimana fa, ho quindi deciso di fare un piccolo esperimento e di disattivare le notifiche di tutte le applicazioni presenti sul mio smartphone. Whatsapp inclusa.

E’ stata un scelta spontanea (probabilmente ispirata da Paul Miller ed il suo “Un anno senza internet“), non premeditata e fatta in totale leggerezza. Tuttavia il pensiero di non essere avvertita dei messaggi che avrei potuto ricevere, all’inizio mi metteva un po’ di ansia. E se qualcuno mi scrivesse qualcosa di importante e io non lo vedessi subito? E se fosse qualcosa di urgente?No”, mi sono dovuta ripetere. Se qualcuno avesse urgente bisogno di me esistono le chiamate. Punto.

Un altro aspetto sconcertante delle notifiche è infatti che ci rendono sempre connessi e a disposizione degli altri; come se fossimo sempre costantemente connessi e pronti a rispondere. No, non lo siamo. Spesso siamo impegnati a fare altro e probabilmente sarebbe più sano se ci concentrassimo a fare quello che stiamo facendo qui ed ora, nel luogo in cui siamo, senza distrazioni.

Infatti c’è un tempo per tutto, per alzarsi, fare colazione, vestirsi, andare a scuola… ma il fatto che non ci sia un tempo per chattare o per navigare sui social rende queste attività onnipresenti in tutti i momenti della nostra vita. Forse è quindi arrivato il momento di chiederci se questo aspetto porti davvero del valore aggiunto alla nostra esistenza.

Nella mia settimana senza notifiche ho infatti guadagnato la libertà nel decidere quali applicazioni guardarle e quando guardarle. Ho perso degli eventi importanti? No. Ho usato di meno il cellulare? Stando al tempo di utilizzo del mio iPhone, no. Ho guardato solo ciò che mi interessava? Sicuramente.

In tutta onestà, credevo che senza le notifiche avrei passato meno tempo sul mio smartphone. Tuttavia un conto è sprecare il proprio tempo su app che non ci interessano in momenti inopportuni; un altro è passarlo su siti di nostro interesse in momenti scelti da noi in base ai nostri desideri – e non al tentennare incessante della nostra suoneria.

Se non nella quantità, il modo in cui ho usato il cellulare è quindi migliorato nella qualità. Durante il giorno avevo meno distrazioni e andavo in cerca dei contenuti che mi interessavano nel momento in cui mi interessavano.

Insomma, vivere senza notifiche non mi è dispiaciuto, anzi, penso abbia portato del valore aggiunto al modo in cui utilizzo il mio smartphone. Mi dà l’idea di non essere più una marionetta influenzata dai trilli del proprio cellulare, ma soprattutto mi ha confermato che non è necessario essere sempre connessi e a disposizione degli altri. Non siamo indispensabili, il mondo va avanti anche senza che noi controlliamo le notifiche; ma soprattutto chi ci cerca e ha davvero bisogno di noi preferisce fare una chiamata, anziché lasciare una notifica.