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Untold Stories di Peter Lindbergh

Arriva a Torino la personale del fotografo tedesco

Dal 13 maggio al 13 agosto presso l’ARTiglieria Con/temporary Art Center di Torino sarà esposta Untold Stories, prima mostra sul fotografo di moda tedesco Peter Lindbergh curata dall’autore stesso.

Lindbergh, nato a Leszno nel 1944 e morto a Parigi nel 2019, durante gli anni Sessanta frequentò l’Accademia di Belle Arti di Berlino e la Kunsthochschule di Krefeld dove approfondì l’arte astratta. Solo dopo essersi trasferito a Düsseldorf nel 1971 volse la sua attenzione alla fotografia aprendo il suo primo studio due anni più tardi.

Il fotografo raggiunse la fama internazionale alla fine degli anni Ottanta: sua è la celebre copertina scelta da Anna Wintour per il numero di Gennaio 1990 di Vogue UK che diede avvio al fenomeno delle supermodelle. Lindbergh fotografò cinque ragazze all’epoca ancora sconosciute – Linda Evangelista, Naomi Campbell, Christy Turlington, Tatjana Patitz e Cindy Crawford – ritraendole per strada, senza trucco, in jeans e maglietta. Esaltò la personalità di ognuna di loro andando oltre i canoni estetici e gli stereotipi che avevano dominato la fotografia di moda fino ad allora.

Tratto distintivo della fotografia di Lindbergh fu infatti il rifiuto del ritocco in postproduzione unito all’uso quasi esclusivo del bianco e nero fortemente contrastato che ricorda i film del cinema espressionista tedesco, uno su tutti Metropolis di Fritz Lang uscito nel 1927. Sempre ispirate al cinema furono le sue inquadrature, specie le immagini scattate in movimento che sembrano fotogrammi estratti direttamente da una pellicola.

La predilezione di Lindbergh per i ritratti, rigorosamente senza sorriso per poter cogliere appieno i lineamenti e le espressioni dei volti, si tradusse in un approccio realistico molto vicino al documentarismo antropologico che animava i lavori di August Sanders, Paul Strand e Dorothea Lange. Ad essi si affiancarono immagini tipiche della street photography in cui l’artista tedesco colse sia la vita animata e frenetica delle metropoli sia le lande desolate del paesaggio americano vissuto on the road.

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A Lindbergh si deve soprattutto il merito di aver rivoluzionato la fotografia di moda collaborando con le principali riviste del settore – da Vogue a Vanity Fair e Harper’s Bazaar – offrendo uno sguardo intimo, psicologico ed empatico sui soggetti fotografati. In particolare, fu grazie a lui che cambiò radicalmente il modo di rappresentare le donne, non più viste su un piano meramente estetico:

“Dovrebbe essere questa la responsabilità dei fotografi di oggi: liberare le donne, liberare finalmente tutti, dal terrore della giovinezza e della perfezione”.

Per Untold Stories, il fotografo tedesco lavorò per due anni alla selezione di 140 fotografie tratte dal suo archivio personale scegliendo le immagini più rappresentative di quarant’anni di carriera. La mostra è stata concepita in tre momenti: ad accogliere i visitatori c’è l’installazione Manifest costituita da grandi blueback che creano un effetto coinvolgente e immersivo nella fotografia di moda di Lindbergh.

A seguire si entra nella sezione centrale della mostra dove sono state esposte le fotografie, alcune molto celebri e altre inedite, disposte a coppie o in gruppi dallo stesso Lindbergh. Chiude Untold Stories una seconda installazione, Testament, video di 35 minuti in cui la telecamera del fotografo ha ripreso e indagato il volto di Elmer Carroll, detenuto nel braccio della morte deceduto in Florida nel 2013, intento a guardare il suo stesso riflesso. Si tratta di un’opera rimasta finora inedita nel lavoro di Lindbergh, ma che si pone in coerente continuità con i temi di introspezione, empatia e libertà affrontati dal fotografo nelle sue ricerche fotografiche.

Completa la mostra la cornice scelta per l’esposizione, ARTiglieria Con/temporary Art Center, vale a dire gli spazi dell’ex Accademia Artiglieria che nel 2020 il Comune di Torino ha affidato in gestione a Paratissima con l’intento di recuperarne gli ambienti e creare un nuovo hub culturale cittadino in cui mostre di grandi artisti contemporanei dialoghino con i progetti di artisti emergenti.