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Verso un nuovo Governo

Cronistoria dell'ultima crisi di Governo

Prima di vedere nel dettaglio i passaggi chiave della crisi di Governo, è importante comprendere quali sono stati i motivi della scissione di Italia Viva.
Torniamo indietro: la maggioranza su cui si basava il Conte bis era costituita da 4 partiti: Cinque Stelle, PD, Liberi e Uguali e Italia Viva. Non si è mai trattato di una maggioranza forte e su alcuni temi i gruppi sono sempre stati in profondo disaccordo. Questa volta il motivo principale della spaccatura tra il partito di Renzi e gli altri riguarda il Recovery Plan: il piano di applicazione del Recovery Fund, fondo stanziato dall’Europa destinato a ciascun paese membro per la ripresa economica dopo la pandemia. L’Italia dispone di più di 200 miliardi di euro da suddividere in vari ambiti: istruzione, infrastrutture, economia verde e via dicendo. Il compito del governo è quello di decidere come spendere questi soldi, quindi proporre riforme e fare una stima delle spese per ciascuna riforma.
I tempi sono stretti: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il Recovery Plan appunto) deve essere inviato all’Europa entro aprile 2021, ma le divisioni tra i ministri hanno rallentato la stesura del piano. La proposta è arrivata il 12 gennaio 2021, emanata dal Consiglio dei Ministri, ma prima che cominciasse l’iter di discussione in Parlamento, Matteo Renzi, capo politico di Italia Viva, ha ritirato le ministre Bellanova e Bonetti, dicendosi insoddisfatto del lavoro del Presidente del Consiglio. Comincia quindi un altro percorso: quello che porterà alle dimissioni di Conte.

13 gennaio 2021

Renzi in conferenza stampa annuncia il ritiro delle due ministre di Italia Viva Bellanova e Bonetti.

19 gennaio 2021

La crisi passa dal parlamento: Camera e Senato devono esprimersi a favore o contro la fiducia al governo. Conte incassa una maggioranza scarsa (321 voti alla Camera e 156 al Senato), cosa che gli permette formalmente di rimanere al governo, ma con forti difficoltà date dall’esiguo appoggio appena ottenuto. Il premier si dà allora 10 giorni di tempo per operare sulla squadra di governo. Le possibilità che si presentano a Conte sono tre: riassegnare i ministeri vacanti di Agricoltura e Famiglia e pari opportunità (lasciati scoperti da Bellanova e Bonetti) e mantenere il Conte bis; consegnare lui stesso le dimissioni al Presidente della Repubblica e sperare in un nuovo incarico per dare vita al Conte ter; dimettersi comunque e aprire la strada per un governo tecnico.

26 gennaio 2021

Conte rassegna le dimissioni. Il Capo dello Stato accetta con riserva: intende dare inizio alle consultazioni con i partiti che dureranno dal 27 al 29 gennaio, per capire se è possibile realizzare un Conte ter. Per formarlo sono necessari 10/15 senatori che tengano in piedi la maggioranza, a sostituzione dei senatori di Italia Viva.

29 gennaio 2021

Ultimo atto delle consultazioni. Mattarella affida il mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico per verificare una maggioranza parlamentare sulla base delle forze politiche che sostenevano il governo precedente. Dalle consultazioni dei giorni precedenti è emersa infatti la possibilità che PD, Leu, M5S e Italia Viva potessero riavvicinarsi, ma si tratta di una prospettiva da verificare.
Il Movimento 5 Stelle, il cui capo politico è Vito Crimi, si mostra disponibile a un governo che comprenda Italia Viva, a condizione che ci sia un patto di legislatura (intesa con cui i partiti si impegnano a sostenere il governo fino a quando non scadrà il mandato alle Camere). Italia Viva approva, ma all’interno del M5S si generano dissapori da parte di chi non ammette più la partecipazione del partito di Renzi al Governo. Il centrodestra, composto da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e altri piccoli partiti, chiede invece di tornare alle elezioni.

2 febbraio 2021

Si conclude con queste parole il mandato esplorativo di Roberto Fico: “Allo stato attuale permangono distanze alla luce delle quali non ho registrato l’unanime disponibilità di dare vita a una maggioranza”. Tramonta definitivamente la possibilità di un Conte ter. Mattarella sottolinea l’importanza di trovare un governo di alto profilo. Occorre scongiurare le elezioni che richiederebbero lo scioglimento delle camere in un periodo delicato di crisi sanitaria, economica e sociale.

3 febbraio 2021

Mattarella riceve a colloquio Mario Draghi, tecnico, ex presidente della Bce, e gli attribuisce l’incarico di formare il nuovo governo. Draghi accetta con riserva: anche per lui iniziano le consultazioni per confrontarsi con i capi dei principali partiti e per capire quali possibilità ci siano per una nuova maggioranza con se stesso come capo. L’esito non è scontato: rimane l’ostilità da Fratelli d’Italia che continua a chiedere le elezioni.
In caso di esito positivo delle consultazioni, Draghi potrebbe sciogliere la riserva e accettare definitivamente l’incarico a nuovo Presidente del Consiglio. A quel punto si lavorerebbe alla nomina dei ministri. Concordata la lista, infine, si procederebbe al giuramento e al voto sulla fiducia al nuovo governo. In caso negativo, invece, Mattarella dovrà riprendere in considerazione la possibilità delle elezioni.