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Via della Seta o Via Atlantica?

A quale deriva approderà l'Italia?

Com’è noto, da secoli lo Stivale è terra ambita per le mire espansionistiche dei grandi giganti del mondo. Attualmente le due potenze in questione sono: la Cina e gli Stati Uniti. Il momento di fragilità e di incertezza economica che stiamo vivendo, rende ancora di più il nostro Paese oggetto di desiderio. Sembra tornare il braccio di ferro tra le due opposte ideologie che si contendevano l’Italia nel ‘48. Mentre il nostro Paese risulta sempre più prostrato dal virus e dunque maggiormente debole, c’è chi strumentalizza la pandemia ricorrendo al soft power.

A partire dallo scoppio dell’epidemia, diverse Nazioni sono accorse in nostro aiuto, sia materialmente con l’invio di dispositivi sanitari che fisicamente. Infatti epidemiologi, medici militari e virologi sono giunti da Mosca per supportare l’Italia nella lotta al Coronavirus, affiancati dal nostro esercito hanno dato respiro ai medici dell’ospedale di Bergamo. “From Russia with love” è il nome mediatico della politica di generosità attuata da Putin. Sono stati salutati da applausi anche i medici cubani arrivati all’ospedale da campo di Crema. E non sono mancati gli aiuti dalla Cina. In questo scenario, la Casa Bianca, dopo aver lasciato incontrollato il suo spazio per un breve lasso temporale, ha inviato sostegno tramite donazioni monetarie da parte di multinazionali e approvvigionamento di macchinari e prodotti medicali. Un ritardo però che è costato caro a Washington, l’opinione pubblica ancora glielo contesta.

Ieri il problema girava intorno alla mancanza di risorse sanitarie, oggi si inizia ad avvertire il pericolo che la crisi economica mieterà più vittime del virus. E domani verso quale ideologia propenderà il Governo? La necessità di risollevarsi in tempi celeri impone una scelta. Da parte di chi avverrà il contagio ideologico?

I tempi delle favole con l’orso bolscevico che mangia i bambini sono finiti. I miti sul comunismo sono stati sfatati. Attraverso la globalizzazione la Cina è riuscita a penetrare nel tessuto economico dei Paesi occidentali e a consolidare la sua potenza. Innumerevoli sono le acquisizioni di PMI italiane da parte di gruppi cinesi o di Hong Kong. Il Dragone controlla imprese che operano nei settori più strategici della nostra produzione. Persino dietro l’app Immuni, realizzata per tracciare i movimenti dei contagiati dal virus, si nasconde l’ombra asiatica. Infatti nelle quote della società milanese Bending Spoons è presente il gruppo NUO Capital: holding della famiglia Pao Cheng. Se è pur vero che ogni investimento genera posti di lavoro, è altresì necessario sottolineare la natura totalitaria di un Paese che non ha mai allentato la stretta sulle libertà di pensiero, di coscienza e di religione.

È innegabile il fatto che la tensione nelle relazioni transatlantiche si facesse sentire già da tempo. Tuttavia la pandemia ha accentuato gli squilibri tra gli Stati membri della NATO e l’inasprimento del rapporto tra le due maggiori potenze mondiali ha inchiodato l’Italia di fronte ad un bivio. Quest’ultima con un occhio ammicca alla Cina a causa dei molteplici interessi che si verranno a creare con la Via della Seta: gli investimenti in entrata sarebbero ingenti. Con l’altro, invece, guarda calorosamente alla cooperazione con l’Unione Europea in primis e gli Stati Uniti in secondo luogo, legati da uno storico rapporto fondato su valori e cultura comuni. Non vi è dubbio che tali oscillazioni non rappresentino una bussola sicura per una Nazione il cui imperativo è rialzarsi.

Al di là delle polemiche sul laboratorio di Wuhan, è inconfutabile che il regime non sia stato trasparente. Ma fino a che punto l’Italia sarà in grado di far scontare questa mancanza alla Cina? Soprattutto considerando che l’ipotesi di un piano Marshall bis sia altamente improbabile. L’influenza dell’american way of life sarà giunta al capolinea? Viviamo in un tempo in cui la green card è osannata a tal punto che i più abbienti fanno nascere i loro figli in USA per ottenere la doppia cittadinanza. Le sneakers si sostituiscono ai prodotti artigianali del Made in Italy. Le catene di fast food spopolano in un Paese dove domina il culto del cibo.

L’erba del vicino è sempre più verde e l’America ancora oggi è identificata come un simbolo di opportunità. Non c’è da stupirsi: da quando gli Alleati hanno messo piede in Sicilia, una mano americana ha aiutato nella gestione della politica interna italiana. Si prospetta alto il rischio che il nostro Paese diventi il nuovo campo di battaglia per la guerra del terzo millennio. Il miraggio di un’Italia neutrale, immune alle tensioni di una guerra fredda, non esisteva allora e non esiste oggi. Ognuno è intento a rafforzare il proprio ruolo geopolitico nel mondo e la pressione sale. Mentre la democrazia boccheggia, torna alla memoria una frase scritta dall’irridente penna di Giovannino Guareschi :“Tutti vorremmo avere uno zio d’America, ma chi ha mai sentito parlare di uno zio di Russia?”.